«Non c’entra il crocifisso. Mio figlio ha sbagliato, ma è vittima di razzismo»

«Mio figlio ha sbagliato, ma è vittima di razzismo a scuola. Lo prendono in giro perché non capisce la lingua, perché ha la pelle nera». Per il papà di Amadou (nome di fantasia, ndr), il 12enne di origine senegalese che a Terni ha dato una gomitata a una compagna di classe che portava un crocifisso, la religione non c’entra nulla. Altro che scontro tra fedi, per il padre non si tratta di un episodio di intolleranza religiosa: «La gomitata l’ha data solo per reazione», ha spiegato il genitore, intervistato dal quotidiano “La Repubblica“.

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CASO TERNI, LA VERSIONE DEL PADRE DEL DODICENNE –

Il caso di Terni è diventato nazionale, ma non c’è ancora alcuna chiarezza su quanto avvenuto e sui motivi che hanno spinto il ragazzino ad aggredire la compagna di classe. Scrive Fabio Tonacci su “Repubblica”:

«Una gomitata alle spalle data da un dodicenne a un altro dodicenne può nascondere il seme dell’intolleranza religiosa? Si finisce per avventurarsi in interpretazioni socio-culturali di un gesto che, a quanto pare, va ancora decifrato completamente. Amadou ieri era seduto al suo banco. È arrivato in classe trascinando a fatica un trolley più grosso di lui. Dentro aveva i libri. Chiara invece era a casa, con la schiena dolorante, il braccialetto del pronto soccorso ancora al polso, e una prognosi di venti giorni. Ma sempre più convinta che Amadou, senegalese, ce l’abbia con lei per quel crocifisso portato al collo, sopra la maglietta. E che lui — racconta Chiara — ha cercato di strapparle subito dopo l’aggressione di giovedì pomeriggio  […] Il compito di capire se dietro la gomitata data a Chiara, mentre camminava mano nella mano con la madre nel vialetto davanti al portone della scuola, ci sia davvero un improbabile scontro tra fedi diverse è stato affidato ai carabinieri di Terni, che ieri hanno sentito i genitori e nei prossimi giorni parleranno con gli adulti che hanno assistito alla scena. Saranno convocate anche le professoresse di questo istituto di periferia, in cui il 20 per cento degli alunni è straniero. La procura dei minorenni è già stata informata».

LA VERSIONE DEL PADRE –

Il papà di Amadou ha spiegato come il ragazzo non abbia mai mostrato risentimenti verso la religione cattolica: «Non capisce ancora nemmeno cosa sia una croce, né quali siano i precetti della nostra religione. Noi siamo musulmani, ma questo non c’entra nulla. Come può aver detto alla sua compagna di togliersi la collanina? Non è possibile. Oltretutto non parla una parola di italiano».

Il padre ha poi precisato come la sua stessa famiglia sia aiutata economicamente dalla Chiesa, «anche con un pacco di alimenti che ogni mese ci aiuta a tirare avanti». Si legge:

«Cosa può averlo spinto ad aggredire Chiara? Perché la gomitata c’è stata. E la bimba è finita all’ospedale. 

«Mi ha detto che nei primi tre giorni dopo il suo arrivo (è stato inserito il 27 aprile dopo un ricongiungimento familiare avvenuto a metà aprile, ndr) qualcuno dei suoi compagni si alzava dal banco, gli dava uno schiaffetto, poi tornava al posto. Ridevano di lui, lo prendevano in giro. Anche giovedì scorso: Amadou mi ha detto che Chiara gli aveva dato uno schiaffo. Per quello l’ha aspettata fuori dalla scuola. Naturalmente il suo gesto è sbagliatissimo, non lo deve rifare mai più».

Secondo lei queste prese in giro dipendono anche dalla pelle nera di suo figlio?

«Certo che sì! Gli dicono “brutto, fai schifo”. Tutti i miei bambini a scuola subiscono cose del genere. È un tipo di bullismo che esiste solo in Italia. Mio figlio più grande, che ha 16 anni, non vuole più studiare proprio per questo motivo. E infatti lo porto al mercato con me. Pure io sono stato vittima più volte di discriminazioni. Ma non ho mai reagito, ho capito che avevo a che fare con persone poco intelligenti».

Ai dirigenti scolastici, però, non risultano episodi di razzismo. Come fa ad essere sicuro? Ha detto lei che Amadou non capisce l’italiano.

«Certi comportamenti sono facili da intendere e lui non è stupido. E poi ha la sorella che gli traduce le parole degli altri. Io so cosa vuol dire essere discriminato, ma sono adulto, non mi interessa. Ma i bambini no, non devono farlo. Ripeto, mio figlio ha sbagliato a picchiare Chiara. Siamo disposti a fare la pace, ma devono smetterla di prendere in giro Amadou».

La madre della ragazzina aggredita (prognosi di 20 giorni, ndr) ha invece ribadito la sua versione, parlando con alcuni cronisti: «Ha parlato in arabo, ma in precedenza avevano già litigato e aveva fatto riferimenti al crocifisso. Non vogliamo niente, neanche risarcimenti, se lui chiede scusa a mia figlia siamo pronti anche a perdonarlo», ha aggiunto.

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