Nasce l’ATIP con i più importanti teatri italiani privati riuniti

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Nelle ultime settimane si è parlato molto del cinema e della riapertura delle sale, però si è parlato poco del teatro. Le azioni condotte fin qui dal Governo non consentono la riapertura dei Teatri Privati italiani, che non potranno certo riaprire questa estate dato che la stagione è praticamente conclusa e non c’è un piano per organizzare la ripartenza. Per questo è nata su idea di Massimo Romeo Piparo l’ATIP, la sigla che unisce sotto la stessa insegna 14 grandi teatri italiani.



L’ATIP chiede al più presto un piano di intervento che accompagni le Imprese Culturali private durante questo indefinito periodo di chiusura delle attività di Spettacolo dal vivo. A quasi tre mesi di distanza dallo scoppio della pandemia coronavirus non c’è infatti ancora un piano per aiutare delle aziende che vendono complessivamente ogni anno oltre 2 milioni di biglietti muovendo un quantitativo di 50 milioni di euro.

L’emergenza sanitaria si è ben presto integrata con una altrettanto grave emergenza economica. Nonostante il grande sforzo compiuto dal Governo e dalle Istituzioni per mettere a punto un piano che ottemperasse alle concrete esigenze e bisogni delle Imprese di Cultura e Spettacolo dal vivo, l’ATIP denuncia così come fatto in precedenza dall’ANEC per le sale cinematografiche un protocollo di riapertura inconsistente e slegato dalla realtà.



Da Roma a Napoli, i più importanti teatri aderiscono ad Atip

I grandi Teatri Privati italiani hanno quindi sentito l’esigenza di costituirsi nell’ATIP, Associazione Teatri Italiani Privati, che vede come nucleo fondatore (in ordine alfabetico) 14 grandi Teatri Privati sparsi lungo tutta la Penisola:

 



L’ATIP denuncia l’impossibilità di sopravvivere e il rischio di totale un’attività fino al ritorno alla normalità, pertanto la situazione dei Teatri Privati italiani è drammatica. Non bastano la  vendita di biglietti o i contributi statali a fondo perduto, specie se i teatri non potessero riaprire neppure parzialmente.

Le richieste dell’ATIP per affrontare la crisi

A tal proposito ATIP chiede di conoscere nel dettaglio i criteri di divisione del Fondo Emergenze Spettacolo e Cinema istituito dal decreto Cura Italia ed incrementato dal Decreto Rilancio, tra Istituzioni Pubbliche e Imprese Private. Nello specifico si chiede di conoscere la percentuale che verrà destinata agli Enti Lirico-Sinfonici, ai Teatri Pubblici, al settore Cinema e audiovisivo, rispetto a quella rivolta Teatri privati.

ATIP sottolinea che l’eventuale chiusura delle Imprese di spettacolo private avrà come conseguenza immediata il licenziamento di migliaia e migliaia di lavoratori del comparto e dell’indotto. Senza una presa d’atto che per i Teatri Privati si debba già pensare alla fasi 3 e 4, assisteremo alla inevitabile chiusura di molte Imprese del settore ad esso collegate.

L’ATIP chiede di prolungare alcuni strumenti già messi in atto per assorbire l’impatto della Fase 1 e cioè Cassa Integrazione in deroga/ Fondo incremento salariale almeno fino alla fine delle restrizioni imposte dall’attuale decreto, credito d’imposta sugli affitti fino a Dicembre 2020, abolizione dell’IMU per i mesi in cui non si è svolta attività di spettacolo.

Come già fatto per settori come l’automotive e le biciclette, ATIP chiede che venga esteso l’Art Bonus al Teatro Privato e consentita la defiscalizzazione totale dei biglietti acquistati per la cultura e l’intrattenimento dal vivo per tutto il 2021.

Inoltre secondo l’ATIP è giunto il momento di sanare una grave lacuna del settore teatrale rispetto a settori affini dello Spettacolo e della Cultura: l’estensione del Tax credit esterno ed interno anche allo Spettacolo dal Vivo e ai Teatri Privati come già fatto per Cinema e Audiovisivo.