La frase di Monelli Kids diventata un trend e le conseguenze “reali” della notorietà sui social

Categorie: Social Network
Tag:

La sovraesposizione mediatica può avere delle conseguenze che riguardano la vita delle persone fuori dai social. Il caso Monelli Kids lo dimostra e ci permette di ragionare sul tema della sovraesposizione mediatica dei minori

L’account su TikTok del negozio di abbigliamento per bambini e preadolescenti Monelli Kids ha più di 200mila follower, mentre l’account su Instagram ne ha più di 30mila. Da quando le persone che gestiscono il negozio hanno iniziato a pubblicare video su TikTok per promuovere la propria attività e mostrare i prodotti hanno ricevuto più di 9 milioni e mezzo di Mi piace. Molti di questi video, dunque, sono “andati virali” come si dice nel gergo del social network cinese e soprattutto la modalità utilizzata per registrare questi video è diventata un trend noto alla maggior parte degli utenti. In quasi tutti i video c’è una persona che registra e che chiede a “Titti”, probabilmente la proprietaria del negozio, «cosa indossa Ludovica» e Titti descrive i capi di abbigliamento indossati dalla ragazza e in vendita nel negozio, talvolta indicando anche il prezzo degli stessi. Webboh ha intervistato la proprietaria del negozio che ha spiegato che Ludovica ha 12 anni ed è la figlia di una sua cugina.



I contenuti pubblicati su TikTok da Monelli Kids sono un caso particolare e alquanto singolare di sovraesposizione mediatica dei minori attraverso i social: di fatto, Ludovica e altri bambine e bambini compaiono all’interno di un contesto commerciale per promuovere i prodotti in vendita nel negozio e aumentare la visibilità dello stesso. Questo fenomeno si inserisce in contesto più ampio, quello della sovraesposizione dei minori sui social, appunto, e del cosiddetto sharenting, un termine nato dall’unione di share (condividere) e parenting (fare i genitori) per indicare pratica di alcuni genitori di condividere troppo frequentemente immagini e video dei propri figli sui social.

LEGGI ANCHE > Ancora una volta è la Francia che si preoccupa degli effetti di Big Tech sulle nostre vite: la proposta di limitare lo sharenting



Il trend di Monelli Kids dimostra che c’è poca attenzione riguardo i potenziali rischi della sovraesposizione dei minori sui social?

La frase “Cosa indossa Ludovica” è diventata un trend su TikTok e sia il negozio sia Ludovica sono diventati molto noti, non solo sui social. Titti ha detto a Webboh che «tutto questo successo è stato un fulmine a ciel sereno: non so cosa è successo, io volevo solo vendere i vestiti» e che «a Napoli tutti ci fermano, vogliono entrare nel negozio, ci chiedono le interviste. La mamma di Ludovica mi dice che a scuola non può camminare. Io ho anche un figlio di 12 anni, e in classe tutti gli chiedono cosa indossa Ludovica». In effetti, in altri video pubblicati sull’account TikTok del negozio compaiono persone, perlopiù preadolescenti, che vanno in negozio proprio per incontrare Ludovica oppure ci sono alcuni video che mostrano ragazze e ragazzi che fermano Ludovica per strada per chiederle una foto insieme o di registrare un video. In uno di questi Titti dice che le persone le «fermano ogni cento metri» e poi chiede alle ragazze che hanno incontrato di ripetere la frase diventata famosa, in un altro dice: «Siamo al vomero, il panico quando l’hanno vista (Ludovica n.d.r.). Dai, lasciatela mangiare un panino».

Se l’obiettivo era ottenere una grande visibilità per il negozio e per i prodotti che vende, allora l’idea di Titti ha funzionato. Lo dimostra anche il fatto che dopo Ludovica nei video, registrati sempre con le stesse modalità, sono stati coinvolti altri bambine e bambini, più piccoli di Ludovica. In uno di questi video una bambina molto piccola, Vittoria, vorrebbe essere chiamata con il nome di Ludovica e continua a ripetere: «Sono Ludovica».



Giornalettismo ha contattato Monelli Kids all’inizio di febbraio di quest’anno per chiedere a Titti oppure ai genitori di Ludovica se fossero disponibili per rispondere ad alcune nostre domande sulla gestione della comunicazione attraverso i social del negozio e in particolare sull’effetto che la notorietà acquisita ha avuto sulla vita quotidiana di Ludovica. Titti ci ha chiesto subito se avessimo un account su TikTok, poi ci ha detto di inviare le domande a un indirizzo e-mail che ci ha fornito e che le avrebbe fatte leggere a un legale prima di rispondere. Dopo aver inviato le domande e provato un’ultima volta a contattare Titti non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Menzionare un legale prima ancora di leggere le domande che avremmo voluto fare è inusuale e forse indice di una scarsa familiarità con il mondo dell’informazione, anche perché le risposte di Titti avrebbero reso più completo questo articolo dal punto di vista dell’informazione. Infine, non abbiamo compreso bene quale fosse lo scopo del rivolgersi a un legale per rispondere alle domande: abbiamo chiesto se Titti o qualcuno che potesse rispondere in merito all’esposizione di Ludovica sui social fosse disponibile per un’intervista, dunque la risposta avrebbe potuto anche essere negativa.