«Servirà tempo per capire gli effetti del Regolamento UE sulla modalità stand-by», il parere di Stefano Casiraghi di Altroconsumo

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L'intervista all'ingegnere esperto di energia dell'associazione dei consumatori

Il nuovo Regolamento UE sulla modalità stand-by di dispositivi elettronici ed elettrodomestici va a “colpire” le aziende produttrici che, a partire dal 2025, dovranno uniformarsi ai nuovi standard di consumo. Ovviamente, tutto ciò avrà dei riflessi anche sui consumatori che – secondo le stime della Commissione Europea – dovrebbero vedere gli effetti di questo provvedimento sulle bollette energetiche. Perché ci sarà meno consumo di elettricità e, ovviamente, una minore produzione di CO2. Di tutto ciò abbiamo parlato con Stefano Casiraghi, ingegnere ed esperto di energia di Altroconsumo.



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Nel corso degli anni, l’associazione dei consumatori ha più volte affrontato la questione del consumo e dell’efficientamento energetico domestico. Si tratta, infatti, di una delle spese principali delle famiglie italiane (ancor più in questi mesi in cui si è registrato un netto aumento delle tariffe di luce e gas). Stefano Casiraghi ha spiegato che Altroconsumo ha giudicato positivamente questo nuovo Regolamento comunitario, ma che serve ancora tempo per comprenderne il reale impatto: «Fin quando non andremo a provare veramente i dispositivi, non avremo certezza che queste rinnovate regole possano portare a quei risparmi che sono stati calcolati. Perché lo stand-by è una questione che appare semplice in prima battuta, ma per gli strumenti digitali è più difficile riuscire a contestualizzarla e, soprattutto, protocollarla in maniera opportuna in modo da portare i produttori a un effettivo miglioramento e centrare il target che ci si è posti».



Modalità stand-by, l’opinione di Stefano Casiraghi di Altroconsumo

Dunque, sulla carta il Regolamento UE sul consumo energetico in modalità stand-by dei dispositivi elettronici ed elettrodomestici nasce sotto i migliori auspici, ma è presto per poter cantare vittoria: «In primis – prosegue Casiraghi – perché ci sono diversi stadi di stand-by che vengono definiti, a causa della complessità tecnologica dei prodotti. Al di là di essere alimentati, alcuni tengono delle parti più “vive” per la questione della memoria, altri per questioni di settaggio, altri ancora per via dell’essere sempre pronti a essere aggiornati (a livello di software, ndr). Quindi è una faccenda piuttosto complessa e a noi di Altroconsumo non dà la certezza che verrà applicata in toto dai produttori. Mi riferisco ai prodotti connessi in rete, come decoder di segnale o router. Staremo a vedere se questo Regolamento riuscirà, dal punto di vista del consumatore, a rispettare quei parametri».

Anche perché, questo è l’ennesimo tassello di un percorso, quello del Regolamento UE, che va a limare quanto già disposto in passato, con un’ulteriore riduzione dei consumi e delle “richieste energetiche” da parte dei dispositivi elettronici e degli elettrodomestici. Ma, almeno fino a oggi, le soglie predisposte non erano propriamente rispettate dai produttori: «Quei parametri venivano facilmente aggirati – ha spiegato Stefano Casiraghi di Altroconsumo a Giornalettismo – e rispettati dal produttore. Semplicemente perché vi era una specie di “setting” che spiegava come quel prodotto non si trovava nella modalità off-mode o stand-by e che doveva rimanere in un’altra condizione. Dunque, giustificava così la sua “esigenza” di essere sempre pronto a tenere dei dati sensibili per far ripartire lo strumento o per procedere con l’aggiornamento di software. Si spera che per una volta sia stata messa la parola fine a questa procedura che era abbastanza onerosa per il consumatore con la scusa dei continui aggiornamenti».



Ora, però, questo “stratagemma” sembra non poter essere più utilizzato. Anche perché, a differenza delle direttive precedenti, la Commissione Europea ha deciso di intervenire con una specifica tecnica che impedisce alle aziende produttrici di ripetersi in comportamenti atti ad aggirare i paletti imposti: «C’è un articolo nel Regolamento che cerca di togliere il problema degli eventuali software che potrebbero capire se i prodotti sono testati per valutare la conformità alla direttiva. Quindi, da quel punto di vista, il produttore viene subito avvertito e non può più sfruttare quell’ambiguità».

L’articolo 6 del nuovo Regolamento UE

A cosa fa riferimento l’esperto di Altroconsumo? All’interno del testo del Regolamento approvato il 17 aprile del 2023, la Commissione UE ha deciso di intervenire per bloccare sul nascere una serie di dinamiche che portavano all’alterazione del “risultato” in termini di consumo ed emissioni. Si tratta dell’articolo 6 che recita:

«Il fabbricante, l’importatore o il mandatario non immette sul mercato apparecchiature progettate per essere in grado di rilevare il fatto di essere sottoposte a prova, ad esempio riconoscendo le condizioni o il ciclo di prova, e reagire specificamente alterando automaticamente le loro prestazioni durante la prova per raggiungere un livello più favorevole per qualsiasi parametro riportato nella documentazione tecnica o in qualsiasi altra documentazione fornita.
Il consumo energetico dell’apparecchiatura e ciascuno degli altri parametri dichiarati non peggiorano in seguito a un aggiornamento del software o del firmware se misurati secondo lo stesso metodo di prova originariamente utilizzato per la dichiarazione di conformità, salvo con il consenso esplicito dell’utilizzatore finale prima dell’aggiornamento. Se l’aggiornamento non è accettato le prestazioni non risultano in alcun modo modificate.
L’aggiornamento del software non determina una modifica delle prestazioni dell’apparecchiatura che lo renda non conforme alle specifiche di progettazione ecocompatibile applicabili a fini della dichiarazione di conformità».

Stando a quanto scritto in questo articolo, dunque, non sarà più possibile procedere con pratiche come obsolescenza programmata attraverso gli aggiornamenti o aggirare i controlli.