Milan, calciomercato e la programmazione ai tempi di Giuseppe Farina

Calciomercato Milan. E dopo aver parlato per giorni di Kondogbia e Jackson Martinez la stampa ci ripropone le storie di Bertolacci e Witsel, ormai annunciati come vicinissimi a quel di Milanello, anche se di autografi ancora non se ne vedono. Ma insomma, dovremmo parlare di qualcuno, no? Del resto tra accordi, cene, fondi d’investimento e procuratori qualcosa arriverà.

(KAZUHIRO NOGI/AFP/Getty Images)
(KAZUHIRO NOGI/AFP/Getty Images)

La domanda che sorge spontanea nel seguire la politica di calciomercato della società rossonera è semplice: “dove si vuole andare?”. Il calciomercato per definizione è il momento in cui le singole società cercano di migliorare la squadra in previsione di un progetto sportivo a lungo termine. Ci sono pedine da inserire ed altre da smaltire, si deve studiare uno schema tattico e si deve buttare l’occhio anche al marketing, in modo da rendere la finestra d’investimenti profittevole. A Vinovo sta succedendo, a Trigoria lo stanno facendo, anche a Pegli, a Bogliasco, a Casteldebole, a Castelvolturno, a Zingonia, ad Appiano Gentile. Ma non a Milanello.

Salutati Bocchetti e Destro, rinnovato Abate, riscattato Verdi e riportato alla base Ely cosa resta? Il Milan ha ancora il problema del difensore centrale, dell’esterno di destra, della prima e della seconda punta. Cerchiamo giocatori in un reparto, il centrocampo, in cui c’è la maggior copertura in rosa. Ok. Ma qualche nome ai tifosi dovrai darlo, in fondo è pur sempre la società che, usando parole di Adriano Galliani risalenti al 2010, «dopo avere preso il Milan in un’ aula di Tribunale, abbiamo giocato 8 finali di Champions».

Eh no. No. No. Serve un chiaro esercizio di memoria. Silvio Berlusconi comprò il Milan nel febbraio 1986 da Giuseppe “Giussy” Farina, subentrato a Felice Colombo a pochi mesi dalla retrocessione in Serie B. Dell’ultima giornata del campionato 1981-1982 si è già detto di tutto ed il contrario di tutto, il Milan va giù dopo la vittoria in rimonta a Cesena e il goal controverso di Mario Faccenda in Napoli-Genoa nato da un calcio d’angolo causato da Luciano Castellini, il “Giaguaro” portiere del Napoli che incautamente sbagliò il rilancio con le mani regalando il corner che salvò il Genoa e condannò il Milan in B.

 

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Farina promise ai tifosi un ritorno immediato in Serie A. Mandò via i senatori come Fulvio Collovati, diede la panchina a Ilario Castagner e mise le basi per una squadra che sette anni dopo, a Barcellona, vinse la sua terza Coppa dei Campioni. Ci credereste? Bene. La formazione titolare di quel Milan stellare allenato da Arrigo Sacchi era composta da: Giovanni Galli, Mauro Tassotti, Paolo Maldini, Angelo Colombo, Alessandro Costacurta, Franco Baresi, Roberto Donadoni, Frank Rijkaard, Marco van Basten, Ruud Gullit, Carlo Ancelotti. Nel corso della partita entrarono anche Pietro Paolo Virdis e Filippo Galli. Le giovani generazioni si stupiranno nel sapere che di questi 13 giocatori 7 sono i “ragazzi di Giussy Farina”. L’anno dopo ci fu la doppietta, la quarta Coppa dei Campioni. E dei ragazzi di Farina in campo mancava solo Virdis, passato l’estate precedente al Lecce.

Eh si. E l’imprenditore veneto lo rivendica in una lettera del 2010 inviata ai giornali italiani riprendendo quelle parole di Adriano Galliani che parlava di Milan in tribunale:

1) In Tribunale il Milan l’ avete portato Voi, non io, e lo avete fatto per non pagarlo. Lo avete fatto per riceverlo in regalo, eliminando anche tutti i piccoli azionisti che ricordo ancora con piacere e amore. Se ha poca memoria, caro Galliani, si faccia raccontare da Nardi e dal commercialista Locatelli come sono andate le cose.

2) Con il Milan che avete preso in Tribunale avete fatto 8 finali di Champions, è vero, ma forse che in questo Milan non c’ erano tutti i giocatori che vi ho lasciato io? Baresi, Costacurta, Filippo Galli, Tassotti, Maldini, Evani, Virdis e Albertini?

3) E Lei non ha notato che il vituperato Farina avrebbe potuto comodamente pagare il debito Irpef cedendo, non dico Baresi o Maldini, ma uno soltanto degli altri giocatori appena citati? In questo modo Vi avrei costretti ad acquistare, pagandola, la società. Altro che Tribunale!

Eh si, perché l’ultimo giocatore del vivaio del Milan ad aver avuto successo in prima squadra, Demetrio Albertini, entrò nella famiglia rossonera nel 1985, nel corso della presidenza di…Giussy Farina.

Rimanendo nell’ottica di calciomercato Farina nel 2010 ha dato una seconda sonora lezione ad Adriano Galliani quando nella sua lettera scrive:

4) Lei parla anche di soldi, lamentandosi del fatto che Barcellona e Real Madrid incassino il doppio. Ma essere proprietari di Maldini, Baresi, Tassotti, Costacurta, Albertini, Galli ed Evani, provenienti dal settore giovanile o acquistati per poco sviluppandoli da giovani ha fatto risparmiare quei soldi al Milan, costruendo un solido tessuto umano e di amore sportivo attorno alla squadra, essendo tutti quei giocatori frutti dello stesso albero.

È la stessa politica che ha reso grande il Barcellona, quella dei canterani. Bravissimi ragazzi da far crescere e da trasformare nella pietra angolare su cui poggia la grandezza del Milan. Questo lo fece negli anni ’80 Giuseppe Farina. L’ultimo titolare inamovibile, l’ultimo campione del vivaio, è stato Demetrio Albertini. La gestione Berlusconi ha arricchito quella rosa fantastica con i tre olandesi, Angelino Colombo e Giovanni Galli. Ma la base venne costruita anni fa. Con una programmazione che oggi appare quasi un miraggio. Si fa presto a vendere i giornali ed a farsi fotografare in cene ed appuntamenti, diventa più difficile invece lavorare bene per il futuro della propria squadra. O al massimo usare ragazzi come Albertazzi e Matsour (ignorato anche dalle Nazionali) per parlare di un progetto giovani che non esiste.

Prossimamente vi parleremo del processo che ha portato all’acquisto del Milan da parte di Silvio Berlusconi, del tribunale e della scelta di Farina di non cedere Baresi alla Sampdoria per 15 miliardi di euro ripianando ogni buco, degli 8 miliardi di lire di debiti di Farina nei confronti di Gianni Nardi, dell’intervento di Dino Armani quale possibile acquirente, della trattativa con Sua Emittenza per una squadra che nella stagione 1985-1986 era terza al momento della transazione, dei 30 miliardi di valore del Milan, dei debiti Irpef, una posizione debitoria comunque minore rispetto alle squadre del tempo. Perché specie dopo i fatti di Parma è opportuno nel mondo del calcio garantire la massima trasparenza. (Photocredit copertina KAZUHIRO NOGI/AFP/Getty Images)

 

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