Migranti, cosa succede dopo il viaggio

Migranti, l’accoglienza può davvero essere più difficile del viaggio; persino di quei viaggi della speranza nei barconi del Mediterraneo, che lasciano i migranti sulle rive con in mano, quando va bene, un pezzo di carta su cui è scritto un numero di telefono, una destinazione generica, un biglietto del treno. Dopo aver passato i confini italiani, quelli tedeschi magari, dopo essere riusciti ad arrivare a Berlino, a Monaco di Baviera, in Svezia, nei paesi di destinazione da cui i migranti sono partiti, mesi prima, inizia la difficile partita del rimanere nei luoghi in cui si è deciso di vivere.

MIGRANTI, SE L’ACCOGLIENZA E’ PIU’ DIFFICILE DEL VIAGGIO

Norbert Trosien lavora per l’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati, l’UNHCR, e a Time Magazine non nasconde le difficoltà: “Queste persone non hanno bisogno di un caldo benvenuto e di un maglione. Dovranno essere accettati, nel lungo periodo”. Una volta che i rifugiati arrivano nel paese, devono essere ospitati da qualche parte in attesa che il governo processi le richieste di asilo: “In Germania, questo richiede qualcosa come 5,3 mesi”; nel frattempo lo stato fornisce ai rifugiati alloggio, incentivi e lezioni di lingua tedesca, e tutte queste cose costano allo Stato”: Berlino ha già annunciato la messa a bilancio di 6,6 miliardi di euro, e il ministro degli Interni ha annunciato al Bundestag: “Non nascondiamoci le difficoltà che verranno dopo l’accoglienza che daremo a queste persone”. Ammesso che poi si riesca a dare un’accoglienza efficace: sia in Germania che in Svezia i dati sembrano dimostrare che gli immigrati meno integrati sono anche quelli meno istruiti, meno pagati e tendenzialmente più disoccupati. 

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Gli stati, sottolinea l’UNHCR, possono fare tutto il possibile a livello di misure governative, ma se non è la società civile a sostenere e supportare gli sforzi dell’integrazione, qualsiasi idea va poco lontano.  Non sono buone notizie, riporta Time, i più di 200 attacchi su richiedenti asilo nell’ultimo anno in Germania, il decollo degli attacchi razzisti in Svezia con tre moschee vittime di attacchi incendiari solo lo scorso mese, nonché altri attacchi dopo la morte di una mamma e un bimbo, probabilmente da un richiedente asilo di nazionalità eritrea. I dati dimostrano anche altro, ovvero che l’influsso dei migranti potrebbe aiutare i paesi d’Europa, sopratutto quelli del nord Europa, a risanare il bilancio pensionistico: la popolazione europea invecchia e molto presto ci sarà bisogno di forza lavoro aggiuntiva in grado di pagare le pensioni di tutti gli abitanti del Vecchio Continente che, prima o poi, si ritireranno dall’attività lavorativa.

Copertina: Wikimedia Commons

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