I migranti occupano spazi della chiesa di Claviere: il parroco e Fratelli d’Italia protestano

Categorie: Attualità

Il parroco Angelo Bettoni ha parlato di "invasione senza permesso"

Da giovedì 22 marzo gli attivisti di Briser les Frontières, impegnati nell’assistenza ai migranti che hanno intenzione di passare il confine italo-francese attraverso le Alpi, hanno occupato un locale della parrocchia di Claviere, in Alta Val di Susa a 1760 metri di quota.



LEGGI ANCHE > Perché il problema degli sbarchi di migranti è ancora irrisolto

La motivazione di questa scelta, dopo il caso della donna incinta morta in ospedale a Torino dopo essere stata respinta a Bardonecchia,  è stata la seguente: “Il flusso di persone che arriva al confine è sempre più forte e le pratiche di solidarietà diretta messe in atto in questi mesi non sono più sufficienti. Per questo sentiamo – si legge in un comunicato su Facebook – sempre di più la volontà di sollevare il vero problema, che è la frontiera, con forza maggiore. Abbiamo occupato i locali sottostanti la chiesa anche perché si è resa sempre più evidente la necessità di avere tempi e spazi per organizzarci e parlare con le persone che a decine ormai ogni giorno cercano di attraversare questo confine“.

Le condizioni meteo a Claviere per i prossimi giorni danno neve e minime fino a -4°, dettaglio che non ha impedito al parroco Angelo Bettoni di parlare di “invasione senza permesso”. A mostrare la propria solidarietà all’uomo di chiesa ci ha pensato anche la neodeputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli:



Le Alpi non possono diventare un campo profughi con l’assenso e la complicità dell’Europa che a parole si dice solidale ma scarica sulle nostre sole spalle il peso di questa situazione ormai inaccettabile. Abbiamo voluto dare la solidarietà e metterci a disposizione del parroco di questa chiesa di frontiera lasciato solo ad affrontare l’emergenza. L’Italia e questi luoghi non possono essere chiamati a farsi carico di tutti coloro che vengono nel nostro Paese a richiedere asilo



(Credits foto: Facebook)