40mila. Questo il numero di persone che ha tentato la traversata del Mediterraneo per cercare salvezza in Europa per poi essere rispediti nei lager libici per via delle del Memorandum Italia-Libia. Nella giornata in cui l’accordo tra i due paesi si rinnova automaticamente tiriamo le somme di quanto accade nel Mediterraneo a partire da febbraio 2017, quando la firma di Minniti ha dato il via al tutto. Questi numeri sono il frutto di dati raccolti da Unhcr e Oim sul campo e rielaborati da Ispi.
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Del fenomeno dell’immigrazione si parla spesso e volentieri in termini di slogan politici. Oggi vogliamo far parlare i dati. Dal momento in cui è stato sottoscritto l’accordo per il controllo degli sbarchi tra Italia e Libia (febbraio 2017) sono 40mila le persone intercettate in mare e riportate in Libia e 2.600 i morti in mare. Dove vengono portate? In quelli che, secondo la testimonianza di chi ce la fa e di Unhcr, Oim e Medici senza frontiere sono a tutti gli effetti dei veri e propri lager in cui le persone vengono torturate, stuprate e tenute in condizioni di vita indegne. Sono circa 5.000 i richiedenti asilo nei centri di detenzione ufficiali a cui le associazioni umanitarie hanno accesso ma altre decine di migliaia si trovano sepolti vivi sotto il controllo dei trafficanti di uomini.
I dati parlano chiaro in questo senso: i trafficanti libici hanno meno spazio di manovra con la Lamorgese al Viminale. Se durante il primo governo Conte le persone catturate dai libici sono state il 55% con la Lamorgese siamo scesi al 44%. Di coloro che partono con il governo Conte bis il 55% riesce ad arrivare in Europa contro il 38% che giungeva sano e salvo ai confini europei quando il capo del Viminale era Salvini. Anche la percentuale delle morti nel corso della traversata è calata, passando dal 7% al 2%. Occorre però fare di più.
Per porre un freno ai problemi di natura umanitaria per il trattamento dei profughi nei campi libici. Il ministro degli esteri Luigi Di Maio – che riteneva che il memorandum fosse sbagliato – e la ministra degli interni Luciana Lamorgese ritengono che sia possibile modificare questo documento. La prossima settimana è prevista una discussione in merito ma la revoca del patto – auspicata da Medici senza frontiere – non è prevista.
(Credits immagine di copertina: ANSA/ UFFICIO STAMPA CROCE ROSSA ITALIANA)