Michele Boldrin cerca un gestore per i suoi canali podcast in cambio di «una cena e gratitudine»

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Il dibattito che si è scatenato attorno al post dell'economista Michele Boldrin, al di là del contenuto stesso, richiede una riflessione sui concetti di lavoro nel digitale e volontariato

I social sono quel luogo in cui, in quattro e quattro otto, ci si può ritrovare di fronte a contenuti che – in un momento storico come questo, con i moti sociali e i giovani che si ribellano – sembrano fuori dal tempo. Parliamo della richiesta pubblicata da Michele Boldrin – noto economista, accademico ed ex politico italiano naturalizzato statunitense – su Facebook che sembra essere (così è stato percepito da molti sui social) un annuncio di lavoro. Il «gestore fidato per i canali podcast» – così come lo definisce chi sta offrendo questa possibilità –  sarebbe ricambiato con una cena alla prima occasione e gratitudine.

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L’annuncio di Michele Boldrin contestato sui social

«Cerco un gestore, fidato, per i canali podcast miei che non ho tempo di seguire. Chi volesse aiutare – in cambio di gratitudine ed una cena quando abbiamo occasione di incontrarci – scriva al mio indirizzo di lavoro»: le caratteristiche per parlare di un annuncio di lavoro, quindi, ci sono tutte. Le reazioni al post sono state immediate e quella che ha raccolto maggiore consenso (attualmente si sfiorano i 190 mi piace) è «paghi e troverà».



Dopo questo post si è aperto un dibattito in cui – come sempre sui social – si sono formati due schieramenti: quelli di coloro che definiscono questa la «mentalità da stagista felice a 600 euro mensili» e quelli che, invece, parlano di «un favore in amicizia (o più in generale un rapporto umano che si discosta dal classico rapporto datore di lavoro / dipendente)».

Al di là di come possa essere inteso, rimane vero che si tratta di qualcosa che richiede tempo – l’autore stesso del post sottolinea come la richiesta venga fatta proprio perché non c’è tempo di seguire la cosa da parte sua. C’è anche chi si offre a titolo gratuito facendo, però, lo stesso tipo di specifica e alludendo al fatto che già in precedenza si sarebbe offerto di dare una mano senza ricevere risposta: «Dipendentemente dal tipo di lavoro richiesto (ho esperienza amatoriale nell’editing audio) posso dare una mano io. Ovviamente dipende dal tipo di lavoro, se si tratta di fare l’upload su delle piattaforme di podcasting e di aggiustare sommariamente l’audio va benissimo. Ma se il lavoro da fare è un po’ più “professionale” non so se ho le competenze e/o il tempo da dedicarci. PS: mesi fa mi ero offerto per dare una mano per il podcast di LO ma non mi avete più ricontattato ».

Una riflessione su lavoro e volontariato

La riflessione su competenze e tempo risulta essere, in un contesto del genere, molto interessante. Una puntualizzazione che va a sottolineare quanto quelli che tante volte sembrano non lavori – le nuove professioni legate a digitale e social – a chi è abituato a intendere il lavoro come altro siano, in realtà, attività che possono arrivare a richiedere – in base alla mole di lavoro e alla frequenza – un impegno che va ben oltre la possibilità di considerare la cosa come volontariato.

Su Twitter, sotto gli screen della giornalista Charlotte Matteini, si sta sviluppando un dibattito e la polarizzazione è massima. C’è chi dice «A 15 anni in estate alcuni giorni lavoravo in un bar mentre i miei amici andavano al mare. Poche ore, dalle 12 alle 16. Finito il turno mi regalavano un gelato e se andava bene delle patatine. Si parte sempre dal basso ragazzi. Sacrificio e “fame”. Credo sia ciò che manca oggi..» e chi ribatte «È che io non comprendo il concetto di favore quando si parla di competenze che non si possiedono. Basterebbe pagare a ora, se è un lavoro saltuario. Altrimenti ce lo si fa da sé» (quest’ultima, nel dibattito, è una frase detta da Matteini).

La chiave della riflessione necessaria di cui il mondo del lavoro ha bisogno oggi sembrerebbe essere – come avevamo già accennato – proprio questa: chiedere pubblicamente a qualcuno, con un annuncio, di fornire competenze e tempi che non si possiedono con regolarità dovrebbe essere visto come un lavoro ed questa la direzione in cui sembra andare l’opinione pubblica al giorno d’oggi.

In merito alla questione Boldrin ha anche argomentato il suo punto di vista in una diretta caricata sul suo profilo questa mattina.

*aggiornamento alle ore 15.30 dell’11/10*

Il post originale è stato rimosso dall’autore che, dopo le polemiche, ha scelto di rispondere con un ulteriore aggiornamento rispetto alla diretta di stamattina.