Ma Salvini che chiede di inviare un WhatsApp di segnalazione sulle scuole è lo stesso che non scarica Immuni?

Con una chat di WhatsApp l'accesso ai dati personali è molto più immediato che con Immuni

14/09/2020 di Redazione

Se queste cose non ci fossero realmente, bisognerebbe inventarle. Anche perché mostrano perfettamente quanto la nostra classe dirigente sia impreparata – o faccia finta di esserlo – sulla questione della gestione dei dati personali. Infatti, quello stesso Matteo Salvini che non scarica l’app Immuni e che invitava le altre persone – attraverso le sue uscite politiche – a non scaricarla, ora chiede ai suoi followers di mandare un messaggio WhatsApp a Salvini per segnalare eventuali problemi legati alla gestione delle scuole sul ritorno in classe.

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Messaggio WhatsApp a Salvini per i problemi della riapertura delle scuole

«Abbiamo messo a disposizione un numero WhatsApp per raccogliere le segnalazioni sulla Scuola – ha scritto Matteo Salvini, pubblicando tutto sui social network -. Cosa fare? Chi aiutare? Come dare una mano alla Scuola italiana? Cosa migliorare? Vogliamo risolvere i problemi, non crearli. Buona Scuola, ragazzi!». 

Piccolo problema. La gestione dei messaggi WhatsApp comporta, da parte di chi li riceve, la gestione di un gran numero di dati personali. Visto il successo, soprattutto sui social network, da parte del leader della Lega, bisogna pensare che saranno tantissime le persone che, pensando di comunicare direttamente con lui, utilizzeranno i propri numeri di telefono (e quindi le proprie immagini del profilo WhatsApp, il proprio nome e cognome, la loro geolocalizzazione) per mandare un messaggio al leader della Lega.

Messaggio WhatsApp a Salvini sì e app Immuni no?

Un sistema che è molto più invasivo dell’app Immuni che, invece, non basandosi sul Gps, ma soltanto su uno scambio di dati attraverso Bluetooth, non presenta – negli intenti programmatici e nella descrizione dell’applicazione – particolari invasioni della privacy, soprattutto nel suo funzionamento standard. A essere associati, infatti, sono codici identificativi elaborati dall’algoritmo. Matteo Salvini lo ha spesso indicato come inaccettabile violazione della libertà personale. Però, poi, chiede ai suoi followers di mandargli i messaggi su WhatsApp.

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