Come sta andando il mercato degli antivirus

La presenza di alcuni antivirus gratuiti, la loro accessibilità e l'idea che la stessa funzione possa essere messa in atto da una VPN ha fatto rallentare l'andamento del mercato

14/03/2023 di Redazione

La fine del mercato degli antivirus era stata pronosticata, in toni abbastanza apocalittici, quasi dieci anni fa, nel 2014. A quell’altezza cronologica, in un’intervista al Wall Street Journal che è diventata molto famosa tra gli addetti ai lavori, Brian Dye – che era il vicepresidente di Symantec (che, successivamente nel 2019, è conosciuta con il nome di Norton) – aveva addirittura decretato la “morte dell’antivirus”. Già allora, quando gli attacchi hacker erano molto meno frequenti dei giorni nostri, con una dichiarazione abbastanza scioccante, Dye aveva detto che gli antivirus erano in grado di tutelare l’utente solo nel 45% dei casi. Oggi, si dice – in tutti i principali prodotti divulgativi che affrontano il tema – che non si può fare a meno di un antivirus e, contemporaneamente, di una VPN. Inoltre, la presenza di molti software antivirus gratuiti ha fatto in modo di mettere in crisi il mercato, anche non rappresentando una valida alternativa per garantire la sicurezza informatica degli utenti.

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Mercato degli antivirus in crisi, le cause

Eppure, come possiamo leggere in diversi report, il mercato della sicurezza informatica valeva 40 miliardi di dollari nel 2020 ed è cresciuto della stessa cifra nell’anno successivo. Un chiaro messaggio legato, inevitabilmente, all’aumento delle minacce informatiche e alla sempre maggiore pervasività di attacchi a utenti e ad aziende. Possibile che, di fronte a queste cifre, ci possa essere una contrazione del segmento legato direttamente agli antivirus?

Innanzitutto, tutti i principali produttori di software antivirus – da Norton ad Avast, passando per McAfee e Kaspersky – hanno cercato di diversificare il loro ruolo, offrendo ai propri clienti anche dei servizi di VPN. Che, in molti casi, vengono percepiti come maggiormente sicuri perché “schermano” la connessione degli utenti e che, sempre nella maggior parte dei casi, hanno un costo medio inferiore rispetto ai pacchetti antivirus da installare sui vari dispositivi.

È anche un segnale di cambiamento dei tempi. Aggiornare un antivirus, in presenza di una varietà sempre più ampia di nuove forme di attacchi hacker, sta diventando estremamente dispendioso per le aziende. Che, di conseguenza, preferiscono un approccio diverso per risolvere il problema della sicurezza informatica: da qui, l’idea di puntare su VPN che – in qualche modo – schermano e isolano l’utente, anche se non lo tutelano completamente dall’esecuzione di file che possono contenere al loro interno dei malware. Per questo, si stanno studiando delle tecniche di protezione che – d’ora in avanti – seguiranno un approccio meno tradizionale, basato principalmente su strategia di sicurezza di endpoint, edge e cloud.

Anche perché, se pensiamo al tradizionale approccio degli antivirus, aziende medio-piccole – che non hanno pietà nel fare concorrenza alle più radicate del settore – stanno moltiplicando i servizi antivirus gratuiti che, in alcuni casi, arrivano ad avere delle prestazioni del tutto simili a quelle dei software a pagamento (ma questa circostanza non è sempre vera e porta a creare, molto spesso, delle falle nella sicurezza che possono essere dannose per l’utente stesso e per i suoi dispositivi).

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