Giorgia Meloni sulla chiusura delle discoteche: «E allora i centri sociali?»

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Giorgia Meloni prosegue la polemica sulla chiusura delle discoteche tirando in ballo i centri sociali ma dimenticandosi di Casapound

Giorgia Meloni, insieme a Matteo Salvini, è tra coloro che maggiormente contestano la chiusura – che chiusura non è – delle discoteche e che se l’è presa prima con i porti («ignorare legame tra aumento contagi e immigrazione clandestina») e ora con i centri sociali. Eccolo il nuovo obiettivo della polemica di Giorgia Meloni rispetto alle discoteche: il distanziamento sociale vale anche per loro – che non pagano tasse allo stato – o solo per «chi opera nella legalità e paga le tasse?». La solita tattica, quindi, che mira a distogliere l’attenzione da un focus centrale per avviare una polemica su altro.



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Giorgia Meloni tira in ballo i centri sociali

«Ma la chiusura delle discoteche e dei luoghi con assembramenti, vale pure per i centri sociali o solo per chi opera nella legalità e paga le tasse?», scrive Giorgia Meloni su Facebook. La provocazione sposta l’attenzione – come usano fare lei e i colleghi di centro-destra – dal fulcro della questione, ovvero il contenimento del virus, al fatto che i centri sociali non pagano le tasse dovute come invece fanno i gestori dei locali. Notizia flash: mai fare di tutta l’erba un fascio. Ci sono casi di centri sociali che versano fino all’ultimo centesimo di tasse allo stato e, viceversa, discoteche che evadono come se non ci fosse un domani. E poi c’è Casapound.



E allora Casapound?

Per dirla come tanto piace a quelli del «E allora…?», cosa ne penserà Giorgia Meloni della situazione degli occupanti dello stabile in via Napoleone III, a pochi passi dalla stazione Termini nella capitale d’Italia? La legge deve essere uguale per tutti e allora le differenze tra centro sociale e uno stabile occupato, seppure legati e intesi in questo caso come fazioni politiche opposte, deve venire a mancare. Ricordando sempre che, in tutto questo, stiamo parlando delle tasse dovute allo stato e siamo ben lontani dal discorso di base, ovvero quello di garantire un distanziamento sociale tale da non far propagare ulteriormente il coronavirus.