Giorgia Meloni e il rinvio a giudizio per Domani: «Il potere attacca la stampa libera»

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Emiliano Fittipaldi scrive che mai, da palazzo Chigi, Renzi, Gentiloni o Giuseppe Conte avevano querelato né portato avanti processi contro i media

La storia con cui Domani apre la sua prima pagina del 22 novembre riguarda il rinvio a giudizio del giornalista Emiliano Fittipaldi e – in solido – del direttore della testata Stefano Feltri per un articolo di un anno fa su Giorgia Meloni. Il quotidiano titola Meloni manda Domani a processo. Il potere attacca la stampa libera. All’interno dell’articolo si prende in esame una questione: gli immediati predecessori di Giorgia Meloni, da Matteo Renzi in giù, non avrebbero mai querelato o portato avanti processi nel periodo in cui sedevano a Palazzo Chigi.



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Meloni contro Domani, la storia del rinvio a giudizio

Il problema è che, questa volta, è una questione di date e di tempistiche della giustizia italiana. L’articolo contestato al giornale risale a ottobre 2021. Il giorno dopo rispetto all’uscita del pezzo, Giorgia Meloni presenta una querela al quotidiano Domani. In seguito alle indagini portate avanti dalla procura di Roma, è stato chiesto il rinvio a giudizio per Domani. Dunque, la querela risale al periodo in cui Giorgia Meloni – sebbene in forte ascesa nei sondaggi – era ancora la leader del partito di minoranza.



Per evitare che possa configurarsi quello che racconta il giornale, l’attuale premier dovrebbe rinunciare a portare avanti il processo (anche nei giorni scorsi, in concomitanza con il processo per diffamazione nei confronti di Roberto Saviano, i legali della Meloni avevano ipotizzato il ritiro della querela). Non è chiaro come andrà avanti l’iter giudiziario. Nel frattempo, Domani pone al centro un tema: «Finché una legge sulle liti temerarie non verrà approvata, le querele e le cause civili restano spada di Damocle sulla libertà d’informazione nel Paese».