Il definitivo declassamento dell’esame di maturità a un quiz a premi

Avevamo il vago sospetto, ma adesso ne siamo assolutamente certi. La maturità 2019 si è trasformato nel più grande concorso a premi del Paese. Ovviamente, non si vincono cifre astronomiche. Al massimo, se ti va bene, prendi il diploma. Ma c’è un prezzo a tutto.

Maturità 2019, che tristezza

Commissione d’esame in sede orale. Lo spaventatissimo candidato si avvicina alla cattedra. Con i suoi timori e le sue incertezze da diciannovenne nel mondo dei millennials. Non ha punti di riferimento, se non i volti di quei professori che conosce da tempo. Il presidente della commissione si trasfigura in un redivivo Mike Bongiorno (rest in peace) e gli propone l’alternativa tra le buste: «La uno…la due…o la treeee».

Ai trentenni – alcuni di questi potrebbero essere in cattedra, dall’altra parte della barricata – potrebbe venire in mente la gloriosa imitazione del presentatore fatta da Fiorello ai tempi di Viva Radio 2. Oppure, qualche buontempone potrebbe far partire la sigla di Chi vuol essere milionario o della Ghigliottina dell’Eredità. La tesina con il percorso scelto dal candidato sarà sostituita da una serie di domande – precompilate dai docenti – che serviranno a rompere il ghiaccio. I maligni penseranno che alcuni professori, dal momento che i documenti presentati nei giorni precedenti saranno ufficiali e sigillati in busta chiusa, potrebbero addirittura suggerire le domande ai candidati.

In fondo, cos’ha di tanto diverso questo esame di maturità da un qualsiasi quiz televisivo? Domande non impossibili, accessibili a chiunque: non si richiederà più nemmeno lo sforzo della traduzione impegnativa al liceo classico o della risoluzione di un problema complesso di matematica allo scientifico.

Maturità 2019 più facile? La risposta è: studiate

Parola del ministro Marco Bussetti nella presentazione della prova multidisciplinare, quella più temuta dagli alunni e che, in realtà, potrebbe trasformarsi in un regalo per far alzare le medie. «Per temperare questa novità sostanziale – ha annunciato il ministro – le prove tutte, quelle multidisciplinari comprese, saranno di tipo scolastico, più semplici, non avranno un “livello universitario” (come in alcuni casi negli anni passati)».

Un esame più semplice, per forgiare al meglio la classe dirigente del futuro. O meglio, per forgiare gli alunni a immagine e somiglianza dell’attuale classe dirigente. Che non brilla particolarmente per livello accademico. L’invito ai ragazzi, ai maturandi del 2019, è quello di mettere in atto il più forte dei gesti di ribellione contro questo sistema che, attualmente, così com’è stato presentato, sembra zoppo.

Studiate. Nonostante le rassicurazioni.

Studiate come prima, più di prima. Il vostro sapere non sarà mai misurato da quesiti a risposta multipla o in busta chiusa.

Studiate, perché ne vale la pena. E non fatevi ingannare da chi farebbe di tutto per volervi meno preparati. E più manipolabili. La uno, la due o la tree.

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