Tutto quello che c’è stato di sbagliato nel racconto della storia del freelance Mattia Sorbi

Qualcuno ha parlato prima ancora che si muovessero le fonti ufficiali, lasciando spazio a possibili speculazioni. E qualcuno ha anche citato RSF senza che l'associazione abbia mai rilasciato dichiarazioni ufficiali

La storia del giornalista italiano in Ucraina di cui, per qualche giorno, si sono perse le tracce è stata affrontata con pochissimo tatto da parte della stampa italiana e internazionale: ci si è basati molto sugli account social che hanno parlato della notizia, sono state citate delle informazioni decisamente approssimative e, soprattutto, non si è atteso abbastanza l’arrivo di fonti confermate dal ministero degli Esteri. Al momento, sono queste ultime che ci fanno dire che le condizioni di Mattia Sorbi, il giornalista freelance – con il quale si erano perse le comunicazioni – non destano particolari preoccupazioni. Mattia Sorbi, che ha anche fornito servizi di corrispondenza per il Tg1, è in contatto con la Farnesina: «è curato – dicono dal ministero degli Esteri -, abbiamo notizie positive sullo stato di salute, ha poca copertura per comunicare ma dispone di un contatto libero». Il giornalista è riuscito anche a comunicare su Facebook, tranquillizzando tutti: «Cari amici, grazie moltissime per la vostra solidarietà e per tutto l’affetto che state dimostrando in questi giorni, preoccupati per la mia assenza di contatti. Sto bene e sono al sicuro, ma purtroppo le difficoltà di comunicazione in Ucraina mi hanno impedito di essere online come al solito. Probabilmente sarà così ancora per qualche giorno, ma l’importante è non avere problemi. Sto raccogliendo tante storie da raccontarvi e non mancherò di farvi sapere!».



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Mattia Sorbi sta bene: ma la stampa non ha fatto un buon lavoro

Le notizie incontrollate che si stavano rincorrendo da questa mattina parlavano di un giornalista che aveva fatto perdere le sue tracce dal 31 agosto: tutto si basava su un post di un suo collega, Arndt Ginzel, che aveva postato alcuni suoi messaggi su WhatsApp, affermando di non avere più sue notizie da quell’altezza cronologica. Effettivamente, Mattia Sorbi sarebbe rimasto ferito, ma le sue condizioni di salute sono sostanzialmente buone.



A creare ulteriore confusione sul suo destino ci sono state anche alcune testate internazionali che, citando fonti di Reporter Sans Frontières, avevano dato informazioni non verificate. Giornalettismo, dopo aver contattato RFS, può affermare che, prima della nota della Farnesina, l’ong non aveva rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale, preferendo la prudenza in una situazione estremamente delicata come quella che stava vivendo il freelance italiano. Ora che la sua voce è nuovamente disponibile attraverso i social network, tuttavia, si può tirare un sospiro di sollievo.

Inoltre, anche RFS – il 9 settembre – ha pubblicato una dichiarazione ufficiale: «Il giornalista freelance italiano e corrispondente di guerra collaboratore con la RAI, Mattia Sorbi, ha confermato a RSF di essere vivo ma ferito. Era scomparso il 31 agosto mentre intendeva recarsi nel villaggio di Oleksandrivka nella zona di guerra vicino a Kherson. Secondo fonti di RSF in Ucraina e in Italia, oltre a una dichiarazione del ministero della Difesa russo, Mattia Sorbi è ricoverato in un ospedale della zona occupata. Secondo le prime informazioni, la sua auto è finita sopra una mina, uccidendo l’autista che accompagnava il giornalista».



Prima, però, le notizie che si sono susseguite sono state un coacervo di informazioni non verificate, di articoli prima pubblicati e poi rimossi dalle homepage dei giornali, di notizie che hanno seguito fonti emerse da social network che, però, non erano in diretto contatto con il reporter.

UPDATE: L’articolo è stato aggiornato con la successiva dichiarazione di RSF del 9 settembre