Matteo Salvini, il ministro sopra la legge che vìola (ancora) il silenzio elettorale

Forse il voto della piattaforma Rousseau gli ha dato ancor più consapevolezza nel poter vivere e agire sempre in bilico tra cosa si può fare e cosa è contro la legge e i regolamenti. Così Matteo Salvini, dopo averlo già fatto in occasione delle elezioni per il governatore dell’Abruzzo, ha deciso di ripetersi anche questa mattina, invitando al voto il popolo sardo che oggi deve scegliere il proprio presidente della Regione. Il leader della Lega ha scelto, ovviamente, i social per violare il silenzio elettorale.

«Lavoro, orgoglio, dignità, Futuro! Oggi in Sardegna sarà una bellissima giornata di democrazia: amici Sardi, 5 minuti del vostro tempo e anche qui PD e sinistra al governo saranno solo un ricordo», ha scritto Matteo Salvini su Twitter con tanto di bollino rosso – neanche fosse la più classica delle ultim’ora – e un messaggio finale: «Oggi voto Lega e si vince!». Un modo di fare, oltre la legge, che è stato utilizzato dal leader della Lega – e dal suo social media manager – anche in occasione delle ultime elezioni regionali in Abruzzo.

 

Il ministro oltre la legge

Ma la sua violazione delle legge sul silenzio elettorale non è iniziata solo questa mattina. Già ieri, sui profili social di Matteo Salvini, sono stati condivisi altri messaggi elettorali che violano i regolamenti. Il tutto è partito alle 14.13 di sabato, quando il leader della Lega ha condiviso questo tweet.

 

Matteo Salvini vìola il silenzio elettorale 5 volte in meno di 24 ore

La violazione è poi proseguita su Twitter in altre tre occasioni, sempre nel corso della giornata di sabato, quando era già scattato il silenzio elettorale che prevede lo stop alle comunicazioni politiche per le intere giornate precedenti a una votazione e fino al termine della consultazione elettorale.

 

La legge sul silenzio elettorale

Il regolamento che impone il silenzio elettorale nelle fasi precedenti e durante una votazione, risale al 1956 quando gli inventori dei vari social network non erano neanche nati. La legge si è pian piano arricchita di nuovi capitoli, performandosi all’evoluzione tecnologica. Si è passati dai comizi pubblici alla carta stampata, per poi arrivare alla radio e alla tv. Per i social non c’è una norma specifica, ma fa giurisprudenza un’indicazione dell‘Agcom che ha come obiettivo quello di delimitare la propaganda in prossimità di una tornata elettorale: «La normativa vigente vieta di fatto ogni forma di propaganda elettorale (in tv e attraverso comizi pubblici) nel giorno del voto e in quello precedente. Sarebbe pertanto auspicabile che anche sulle piattaforme in questi due giorni fosse evitata, da parte dei soggetti politici, ogni forma di propaganda, per evitare di influenzare con pressioni indebite l’elettorato ancora indeciso».

(foto di copertina: ANSA/EMANUELE PENNACCHIO)

 

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