Giannini a Travaglio: «Repubblica non è un giornale ideologizzato»

06/06/2019 di Redazione

Il confronto andato in scena a Otto e Mezzo, la trasmissione condotta da Lilli Gruber che stasera aveva tra gli ospiti Marco Travaglio e Massimo Giannini, si è spostato dalla discussione in merito allo scandalo scoppiato in seno alla magistratura – con le accuse nei confronti di Luca Palamara, che avrebbe ottenuto soldi e regali da alcuni lobbisti vicini a importanti imprenditori per influenzare alcune sentenze – al rapporto tra giornali e notizie.

Massimo Giannini e la difesa di Repubblica

In studio e in collegamento nel programma di La7 c’erano Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, e Massimo Giannini, direttore di Radio Capital ed editorialista di Repubblica. Oggi, il giornale di Travaglio ha dato ampio spazio alla vicenda dello scandalo nella magistratura, tirando in ballo anche il Partito Democratico, viste le relazioni con alcuni deputati dem che sarebbero emerse dalle indagini.

Ovviamente, Marco Travaglio ha cercato di tirare acqua al proprio mulino, sottolineando come alcuni giornali diano meno risalto ad alcune notizie. La frecciata a Repubblica era facilmente leggibile, tanto da provocare la risposta piccata di Massimo Giannini, che ha difeso la testata sottolineando come non si siano mai insabbiate delle notizie.

Massimo Giannini: «Repubblica non è un giornale ideologizzato»

«Diciamolo – ha detto Massimo Giannini – Repubblica non è un giornale ideologizzato e non lo è mai stato. Bisognerebbe ammetterlo». La frase di Giannini ha sollevato diverse critiche tra i fan di Otto e Mezzo e i followers sui social network. Ovviamente, l’editorialista di Repubblica ha voluto ricordare come il quotidiano romano sia sempre stato aperto alla diffusione di qualsiasi notizia, nonostante l’orientamento progressista.

Ultimamente, in seguito al cambio di direzione con il timone passato nelle mani di Carlo Verdelli, la linea editoriale del giornale – per stessa ammissione del direttore nel suo articolo di debutto – si vuole collocare come punto di riferimento per quella parte dell’Italia che ha bisogno di una narrazione diversa rispetto a quella che i social network e i loro influencer politici riescono a dare costantemente. Si tratta di una posizione ben precisa, che tuttavia non rappresenta un punto negativo. In un’epoca come questa, del resto, bisogna scegliere (e chiarire) da che parte si vuole stare.

 

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