Adinolfi sul blocco Facebook di Casapound: «Non si chiudono i profili di chi si presenta alle elezioni»

Categorie: Social Network

Nella giornata di oggi, la notizia sui social network del movimento di estrema destra

Account di Facebook e di Instagram chiusi per Casapound, con la motivazione che questi ultimi andrebbero a incitare all’odio. Parte della politica italiana esulta per quella che è stata indicata come una vittoria nei confronti di una sorta di ritorno del fascismo 2.0 (lo stesso movimento della tartaruga si dichiara essere composto da «fascisti del terzo millennio»). Fuori dal coro, invece, la voce di Mario Adinolfi.



Mario Adinolfi e la critica alla sospensione dei profili di Casapound

Nella serata del 9 settembre, quando a Montecitorio si sta votando per la fiducia al nuovo governo formato da Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, il leader del Popolo della Famiglia ha fatto un’affermazione – via social network, tanto per cambiare – che sarà destinata a far discutere.



La teoria di Mario Adinolfi sugli account dei partiti che si presentano alle elezioni

La premessa è che il leader del Popolo della Famiglia non nutre alcun tipo di simpatia per Casapound e per Forza Nuova. Ma ha affermato «Non si chiudono i profili di chi si presenta alle elezioni». Insomma, una sorta di intenzione di manifestare a favore della libertà di espressione e di pensiero. Tuttavia, occorre analizzare sia le policy dei social network (che puntano a chiudere o a sospendere i profili social che diffondono espressioni di odio di qualsiasi tipo), sia la Costituzione italiana che vieta la ricostituzione in qualsiasi forma del partito fascista.

Inoltre, Mario Adinolfi dimentica anche un’altra cosa, non secondaria in questa sua dichiarazione. Casapound, colpita dal blocco di Facebook e Instagram sui suoi account, aveva annunciato all’inizio di questa estate di ritirarsi dalla politica e di restare attiva soltanto come movimento culturale (alcuni suoi esponenti come Simone Di Stefano e Luca Marsella, tuttavia, ancora oggi erano in piazza accanto a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni).