«Legislatura sciolta nell’acido», Travaglio replica a Lucia Annibali: «Acidità di stomaco si può dire?»

Si sarebbe potuto scegliere di lasciare tutto così com’era e di dare spazio alla cronaca politica di una giornata – quella dello scioglimento delle camere – a suo modo storica. E invece Marco Travaglio ha voluto aggiungere altro pepe alla polemica con Lucia Annibali, l’avvocatessa il cui volto è stato sfigurato con l’acido dal suo fidanzato. La donna aveva ripreso una espressione poco felice del giornalista (che si augurava che la legislatura potesse essere «sciolta nell’acido»), ricordando il suo dramma personale. Non si è fatta attendere la risposta del direttore del Fatto Quotidiano.

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MARCO TRAVAGLIO, LA RISPOSTA POLEMICA A LUCIA ANNIBALI

Travaglio, prima sui social network e poi nel classico editoriale sul quotidiano, ha replicato in maniera piccata alla polemica sollevata da Lucia Annibali: «Mi spiace – scrive – che Lucia Annibali si sia offesa per il mio augurio semiserio che questa orribile legislatura venga sciolta nell’acido. Non sapevo che anche la parola ‘acido’ fosse stata proibita dall’Inquisizione del Politicamente Corretto. In attesa che l’Alto Tribunale comunichi quali vocaboli si possono ancora usare e quali è meglio di no (‘acidità di stomaco‘, per dire, sarà offensiva?), il mio unico commento è che non ci sono più parole. Ma nel vero senso della parola».

MARCO TRAVAGLIO, IL PROBLEMA DELLO «SCIOGLIMENTO NELL’ACIDO»

Insomma, il direttore del Fatto Quotidiano – come da copione – cerca di piazzare l’ultima parola ma, purtroppo, non inquadra bene il problema. Che non risiede tanto nella parola «acido» – di per sé neutra -, ma nell’idea di sciogliere qualcosa nell’acido. Si tratta comunque di un’immagine violenta, dalle tinte forti, che può urtare effettivamente la sensibilità di chi ha vissuto una esperienza traumatica.

Ovvio che, per la rilevanza del tema (lo scioglimento delle camere, s’intende), questo battibecco, nell’epoca dei social network, non sia passato inosservato. Ma il punto ora è: serve davvero alimentare altre polemiche con una risposta che – se vogliamo – assume il contorno di un guanto di sfida?

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