Mafia Capitale, Salvatore Buzzi pagò gli stipendi del Pd romano

Mafia Capitale, Salvatore Buzzi e le cooperative 29 Giugno pagarono gli stipendi dei dipendenti del Partito Democratico Roma: fu Carlo Cotticelli, il segretario del Pd Roma in persona a muoversi per chiedere all’uomo che veniva considerato come il punto di riferimento della cooperazione sociale in città una donazione che gli consentisse di coprire i buchi del Pd Romano. Un assegno di valore molto esiguo in realtà, a fronte di regolare ricevuta, che però consentì a Buzzi di fare “bella figura con poco”. Parole sue.

MAFIA CAPITALE, SALVATORE BUZZI PAGO’ GLI STIPENDI DEL PD

La vicenda nella cronaca di Roma del Messaggero di oggi.

Il 9 settembre 2014 quando, il Ros, all’interno dell’ufficio della coop 29 Giugno, vengono intercettati tre dialoghi che fanno riferimento «alla richiesta di 6-7000 euro avanzata da Cotticelli, cassiere del Pd, e alla consuetudine sistematica del “primo di ogni mese” di pagare stipendi a pubblici ufficiali». I militari ascoltano la conversazione tra Buzzi che rientra in ufficio con Carlo Guarany e, annotano, «un uomo che nel corso del dialogo si presentava come Carlo Cotticelli del Partito Democratico. Cotticelli spiega che il partito è in difficoltà: non erano riusciti a pagare gli stipendi di agosto e non sapevano cosa fare. E così chiedeva a Buzzi se per caso potesse aiutarli dando loro 6-7000 euro per pagare gli stipendi di agosto e una parte di settembre». Il re delle coop non esita dà ordine che l’assegno, intestato al “Partito Democratico di Roma”, venga staccato, ma chiede che tipo di ricevuta avrebbe avuto: «Ti lascio una ricevuta come Pd di Roma», dice Cotticelli. E Buzzi: «Serve per metterla in contabilità». Poi Buzzi chiede e ottiene dal tesoriere il numero di telefono.

“Credevamo che ci chiedesse un sacco di soldi”, dirà poi Buzzi ad un altro collaboratore, al telefono, il quale gli faceva notare che “sotto i 20mila euro di donazione non c’è problema”: Buzzi lo tranquillizza, “abbiamo fatto un figurone con poco, non c’è sembrato vero”. Formalmente nulla di illegale per il Pd, finanziamento regolarmente registrato, ma funzionale a far inserire Salvatore Buzzi sempre più nel sistema della politica e della società romana, consentendogli di avere crediti da esigere nei confronti degli esponenti della sinistra cittadina: “La mucca va fatta mangiare per mungerla”, era solito dire l’esponente delle cooperative a Roma. Sono moltissimi i commenti sui social network di militanti ed esponenti del Pd Roma che in mattinata hanno espresso la loro solidarietà a Carlo Cotticelli.

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MAFIA CAPITALE, MARCO VINCENZI SI DIMETTE

Si è dimesso intanto dalla carica di capogruppo del Partito Democratico della Regione Lazio Marco Vincenzi, il consigliere citato nelle intercettazioni del faldone di Mafia Capitale 2 perché, afferma Buzzi, sarebbe stato funzionale a fargli ottenere addirittura più fondi di quanti già non fosse riuscito ad assicurarsene tramite i buoni uffici di Luca Gramazio, il capogruppo di Forza Italia arrestato perché “soggetto di incredibile pericolosità”. Fra Buzzi e Vincenzi i carabinieri pedinano e documentano un incontro alle porte di Tivoli.

Il milione e due di Gramazio, che deve andare sui municipi, sta diventando.. è diventato un milione e otto perché seicento ce li ha messi pure Vincenzi». E invitava i suoi a fornirgli un quadro della situazione per stornarli, «in quanto Gramazio gli aveva chiesto ulteriori dettagli entro il primo settembre». Ma tra il capogruppo del Pd alla Pisana e il re delle coop ci sono anche messaggi e incontri. «Quando ti posso vedere? Buona giornata e bentornato”, gli scrive Buzzi e l’esponente Pd risponde «Giovedi mattina alle 9 a Roccabruna». L’incontro slitta al giorno successivo e i carabinieri annotano: «Buzzi si recava effettivamente a Villa Adriana – Tivoli – nei pressi del Ristorante La Tenuta di Rocca Bruna ove si incontrava con Marco Vincenzi, al quale consegnava un foglietto di carta». Buzzi lo prelevava dalla tasca posteriore da un’agendina rossa. «Dopo averla consultata – scrivono i carabinieri – la faceva visionare anche allo stesso Vincenzi, poi prelevava un piccolo foglietto di colore bianco e lo consegnava a Vincenzi, il quale, dopo averlo letto, lo riponeva nella tasca posteriore destra dei pantaloni».

Non solo, Buzzi si sarebbe interessato personalmente di procurare voti a Vincenzi, acchiappandoli, uno per uno, dal gigantesco serbatoio elettorale della 29 Giugno.

“Senti, io mi so fatto l’elenco dei miei dipendenti su Tivoli, ora li richiamiamo tutti, meno due o tre che so proprio irrecuperabili, perché uno addirittura è candidato con la lista de Napoleoni, ho scoperto (l’8 giugno 2014 ballottaggio per le elezioni comunali a Tivoli, ndr)… noi volevamo da’ anche a Manuela un contributo, insomma, per il sostegno delle spese che lei c’ha”

“Manuela” realisticamente dovrebbe essere un’esponente del Pd molto attiva nell’area tiberina – Vincenzi stesso è stato per lungo tempo sindaco di Tivoli.

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