Luigi Di Maio è un ministro ‘fantasma’ al Mise
12/02/2019 di Enzo Boldi
Sarà per colpa di tutti i suoi «maledettissimi impegni», citando una canzone di Max Gazzè, ma al Ministero dello Sviluppo Economico sembra esser quasi impossibile incrociare, parlare e confrontarsi con Luigi Di Maio. Spesso in giro tra Italia e Francia per ‘impegni elettorali’, il leader del Movimento 5 Stelle – che occupa anche la poltrona del dicastero del Lavoro e quella da vicepremier -, nei primi otto mesi di governo non ha mai incontrato i dirigenti del Mise che, però, ora sono stati sollevati dai loro incarichi.
Come riporta La Repubblica, nei giorni scorsi Luigi Di Maio ha deciso di far ruotare diverse poltrone tra gli alti dirigenti del suo Ministero, con tanto di (solito) annuncio sui propri canali social: «Non voglio generalizzare, ma finalmente arriverà un po’ di aria fresca dopo decenni in cui nulla o quasi nulla è mai cambiato. È tempo di togliere le incrostazioni che si sono accumulate nel corso degli ultimi anni. Occorrono più efficienza, più risparmi; non si campa più di rendita e di posizioni acquisite. Adesso se vuoi andare avanti devi dimostrare di meritarlo e di saper fare bene il tuo lavoro, anche all’interno delle strutture pubbliche».
La giravolta delle poltrone allo Sviluppo Economico
Parole condivisibili e che mettono in evidenza un senso di meritocrazia che dovrebbe vigere nel nostro Paese a ogni livello istituzionale. Peccato, però, che in otto mesi di governo gialloverde – e in altrettanti mesi di sua guida del dicastero dello Sviluppo Economico – i dirigenti del Mise non sono mai riusciti a incontrare Luigi Di Maio. Mai una parola, mai un confronto sui temi caldi che il Ministero di Palazzo Piacentini, in via Veneto, in questo lungo periodo. Poi la decisione di sollevare dall’incarico dieci dirigenti su 15 destinandoli ad altri compiti.
La latitanza al Mise di Luigi Di Maio
Un giro di poltrone del cambiamento, cambiando tutto affinché nulla cambi. A pesare è soprattutto questa latitanza di Luigi Di Maio dai corridoi e dalle stanze di Palazzo Piacentini. Forse per colpa dei tre ruoli ricoperti che non gli consentono di avere una sede fissa di lavoro. Se poi ci si aggiunge lo status di leader di un partito politico, ecco che la frittata è fatta e le telecamere del Mise immortalano la sua latitanza.
(foto di copertina: ANSA/MATTEO BAZZI)