La Verità contro Luca Sofri: «Con quel cognome dovrebbe stare alla larga dall’ipotizzare liste e colpevoli»

Al quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, La Verità, non è piaciuto un post che Luca Sofri – direttore de Il Post – ha pubblicato sul suo blog Wittgenstein. Nell’articolo intitolato in maniera emblematica Colleghi che sbagliano, Sofri ha sottolineato come alcuni giornali italiani – almeno 5 dice lui, per non parlare di alcune radio – stiano puntando ad «avvelenare i pozzi» e a portare alla «costruzione di un continuo risentimento nei propri lettori da indirizzare contro qualcosa o qualcuno».

Luca Sofri aveva criticato il giornalismo che avvelena i pozzi

In questo elenco, Luca Sofri ha parlato dei migranti, dei politici di un qualsiasi partito, dell’Europa, di una qualsiasi delle istituzioni nazionali. Non ha citato i giornali a cui si riferiva all’interno del suo blog, ma ha condotto una lucida analisi su quello che è l’attuale mondo del giornalismo in Italia: ci si difende reciprocamente soltanto in nome di uno spirito corporativistico, indipendente dalle idee e dalle opinioni personali. L’analisi di Luca Sofri è condivisibile, soprattutto in un momento storico in cui l’odio è dilagante e i giornali – ben lungi dal cercare di arginarlo – lo fomentano.

L’attacco de La Verità a Luca Sofri sulla base del cognome che porta

Tuttavia, l’opinione del direttore de Il Post non è affatto piaciuta a La Verità che lo ha attaccato. In una sezione intitolata ‘seminatori d’odio‘, compare a tutta pagina l’immagine di Luca Sofri il cui pensiero viene travisato. La Verità è convinta di essere stata annoverata all’interno di quei cinque giornali (a completare la lista sarebbero Il Fatto Quotidiano, Libero, Il Tempo e forse Il Giornale) oggetto del messaggio lanciato da Luca Sofri. E per questo motivo si lancia in un’acrobazia davvero incredibile, in cui si trasforma la critica del direttore de Il Post alla categoria tutta dei giornalisti in una sorta di crociata contro quello che viene definito il pensiero unico. La Verità si presenta come un giornale libero, senza il quale le inchieste sulle «malefatte dei Renzi» sarebbero confinate in fondo all’edizione, che ritiene che «se non stai dalla parte sinistra del marciapiede, sei l’orso in gonnella del luna park».

E poi passa all’attacco personale e usa l’arma del cognome: «Luca Sofri con quel cognome dovrebbe stare alla larga dal vizio di ipotizzare liste e colpevoli. Porta male». Il riferimento è al padre di Luca Sofri, Adriano Sofri ex leader di Lotta Continua condannato a 22 anni di carcere per essere stato considerato il mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Tirare in ballo dolorose vicende del passato è proprio la cifra che contraddistingue i giornali che, come direbbe il direttore de Il Post, «avvelenano i pozzi». E poi non dite che non aveva ragione.

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