L’incubo di Capodanno della nave intrappolata tra i ghiacci

Sono ancora bloccati da oltre una settimana, tra i ghiacci dell’Antartide, i 74 passeggeri della nave russa Akademik Shokalskiy. A nulla è valso il tentativo di soccorso di una rompighiaccio cinese (la Snow Dragon) così come il tentativo della australiana Aurora Australis. Ricercatori e turisti dovranno trascorrere il Capodanno a bordo a causa dei soccorsi ora impossibili per la tormenta di neve che imperversa in zona da giorni.

 

SOCCORSI IN ELICOTTERO – L’elicottero a bordo della Snow Dragon sarà utilizzato dopo che la rompighiaccio australiana sarà entrata in azione. È questo in sostanza il piano con cui agire per trarre in salvo le paersone all’interno della Akademik Shokalskiy. La Aurora Australis è riuscita ad avvicinarsi fino a 18,5 chilometri dall’imbarcazione russa. Ha dovuto invertire la rotta a causa dei forti venti e della tempesta di neve che imperversano sulla zona. Un retrofront così come le piccole rompighiaccio, cinese e francese, chiamati dall’Amsa per dare supporto alla nave australiana. L’unica via possibile resta ora il soccorso via elicottero, fattibile solo in caso di condizioni meteo buone. La Shokalskiy è ancora ferma lì: bloccata a 2.800 chilometri a sud di Hobart, in Tasmania. «Le condizioni meteo sono improbabili e le decisioni relative alla realizzazione del salvataggio devono esser fatte in tempi brevi», hanno precisato dall’Amsa.

guarda gli scatti all’interno della nave:

(Photoframe da canale YT della spedizione)

IL VIAGGIO E LA SPEDIZIONE – La nave russa ha lasciato la Nuova Zelanda il 28 novembre. Il viaggio aveva lo scopo di commemorare il centenario della spedizione in Antartide guidata da Douglas Mawson, storico esploratore australiano. Putroppo però quella che doveva esser una esperienza di ricerca e studio si è trasformata in un inferno bianco. L’imbarcazione si è bloccata alla vigilia di Natale a 100 miglia nautiche a est di stazione antartica francese Dumont D’Urville.

 

NAVE BLOCCATA: PARLA IL SOCCORRITORE ITALIANO – Francesco D’Alessio, italiano a bordo dell’Aurora australis, ha parlato anche dell’ipotesi di un trasferimento aereo: «Sono al vaglio possibili opzioni. Saranno i comandanti delle tre navi che, in funzione delle condizioni meteo e di quale posizione riusciranno a raggiungere, decideranno quale sarà la soluzione più sicura da adottare». E la vita dentro la Akademik Shokalskiy? I passeggeri stanno bene e si tengono occupati con due briefing al giorno, corsi di lingua e yoga (per i turisti). I ricercatori a bordo continuano con il loro programma scientifico. La vita sopra la nave è documentata dal blog www.spiritofmawson.com, aggiornato ora per ora da chi si trova direttamente coinvolto: il professore Chris Turney:

Nel frattempo, a bordo della Shokalskiy, il morale rimane buono e la squadra sta tirando su gli animi in modo straordinario. Ognuno sta lavorando sodo per sostenersi a vicenda. Date un’occhiata ai diari video sul Intrepid Science, canale YouTube, che permette di vedere ciò che stiamo facendo ora. Grazie per tutto il vostro supporto e speriamo di vedervi presto.

QUATTRO ITALIANI TRA IL TEAM SOCCORSO – Gli italiani impegnati nei soccorsi sono quattro. A riferirlo è lo stesso Inaf. Si tratta di Francesco D’Alessio dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) Osservatorio Astronomico di Roma, Giuseppe Camporeale e Paolo Zini dell’Enea e Giulio Esposito del Cnr. I quattro dovevano partire sulla nave francese Astrolabe il 15 dicembre. Lìopzione del piano B con soccorsi con elicottero è stata confermata dal ministero degli Esteri russo. Per agire però si dovrà aspettare qualche giorno a cusa della ridotta visibilità e delle condizioni meteo. Ricercatori e turisti che pensavano di girare i ghiacci in memoria di Douglas Mawson dovranno fare il countdown per il 2014 a bordo. Con l’augurio di toccare terraferma il più presto possibile.

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