L’incredibile storia dei più giovani condannati per omicidio negli Stati Uniti

La storia di Curtis Fairchild Jones e di sua sorella Catherine è drammatica e ben rappresenta le storture del sistema giudiziario statunitense.

Catherine Jones, intervistata da Today nel 2009
Catherine Jones, intervistata da Florida Today nel 2009

 

DUE BAMBINI CONDANNATI COME CRIMINALI SENZA PROCESSO   –

I due, che all’epoca avevano 12 e 13 anni ed erano residenti a Port St. John in Florida, uccisero la ragazza del padre nel 1999,  le spararono 9 colpi con una pistola, dei quali 4 andarono a bersaglio uccidendola. Scapparono poi nei boschi, dove vennero trovati infreddoliti il giorno dopo dallo sceriffo, era gennaio. La loro vicenda giudiziaria è scandalosa quanto incredibile perchè i due divennero i più giovani condannati d’America per omicidio e furono condannati a 18 anni di reclusione senza processo, solo sulla base della loro confessione, che gli dissero sarebbe servita a evitare l’ergastolo. Nessuna prova, nessuna indagine, niente di niente.

UNA STORIA DI ABUSI SESSUALI –

Eppure la verità, che emergerà solo un decennio più tardi grazie all’intervista di un reporter, era lì, nelle carte dello stato e della contea, nei rapporti dei servizi sociali. Curtis e Catherine uccisero la fidanzata del padre e avrebbero voluto uccidere anche lui perché da anni subivano gli abusi sessuali di un parente convivente e credevano che loro fossero d’accordo. Condannati a 18 anni di carcere, due vittime che per la legge di quasi tutti i paesi sviluppati non sono neppure imputabili. Del parente non si sa nulla, non essendo mai nemmeno stato imputato, i media americani non forniscono indicazioni utili a incaricarlo, si sa solo che violentava sia il bambino che la bambina e che in precedenza era stato condannato per rapina e anche per analoghe violenze su sua figlia, questo nel 1993.  Si sa solo che le violenze sui due bambini erano note al Department of Children and Families e alle scuole e che nessuno fece niente per farle cessare prima o per ricordarle dopo. E nessuno fece niente per riformare la sentenza quando la verità venne a galla.

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UNA STORIA MOLTO AMERICANA –

Una storia triste fin dall’inizio, con la madre, bianca, che abbandona la famiglia, il padre che entra ed esce di galera e la famiglia materna che rifiuta i bambini perché sono neri. Neri che finirono sepolti insieme alla loro storia e alle responsabilità e inefficienze dello stato e della contea, che prima non hanno saputo proteggerli e poi li hanno condannati come mai è successo prima ai loro coetanei, e in una storia del genere il sospetto che la condanna sia venuta per coprire responsabilità gravi è più forte di quello che spinge in direzione di una semplice tendenza forcaiola. Che contro dei bambini bianchi probabilmente non si sarebbe mai dispiegata in quel modo. Ora i due hanno circa trent’anni e stanno per uscire, Catherine potrebbe essere liberata il 28 luglio, Curtis più avanti perché ha preso un anno in più per aver superato la recinzione del carcere una volta che un tornado l’ha abbattuta. Lui ora è stato ordinato sacerdote, lei si è innamorata di un corrispondente colpito dalla loro storia. Paradossalmente Catherine ha detto che per lei il carcere è stato una liberazione, all’epoca.

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