Yahoo Italia licenzia 19 dipendenti su 21

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L'azienda ha annunciato il taglio del 90% della forza lavoro nel nostro Paese

L’annuncio, a livello globale, era arrivato nel mese di febbraio: Yahoo ha quantificato nel 20% del totale la forza lavoro non più necessaria e, quindi, da tagliare. Inevitabilmente, questa decisione coinvolgerà anche i dipendenti che lavorano nelle filiali del nostro Paese, con impatto praticamente totale che – di fatto – cancellerebbe la quasi totalità dei contratti che l’azienda americana ha nel nostro territorio. E così anche i licenziamenti di Yahoo Italia si vanno a inserire all’interno di quella dinamica sempre più diffusa all’interno delle aziende digitali e tecnologiche.



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I numeri rappresentano un vero paradosso: il taglio delle risorse umane all’interno di Oath Italy Srl – il brand nato dopo l’acquisizione di Yahoo da parte di Verizon, prima della successiva vendita da Verizon ad Apollo Global Management – è praticamente totale. Si tratta di 19 persone su 21. In pratica, il 90% della forza lavoro regolarmente assunta nelle filiali di Roma e Milano dell’azienda americana. Coloro i quali erano “sopravvissuti” al taglio del 20% nel 2014 e a un ulteriore colpo di forbice datato 2016.  Dunque, pare evidente che Yahoo voglia completamente uscire dal mercato italiano. E non è un caso che su “Yahoo Italia” campeggi da mesi questo messaggio.



«A partire dal 31 gennaio 2023 Yahoo Italia non pubblicherà più contenuti. Altri servizi, come Yahoo Mail e Yahoo Search, non sono interessati da tali modifiche. Ti ringraziamo per averci seguito e sostenuto».



Licenziamenti Yahoo Italia, a casa 19 dipendenti su 21

Una mossa che ora porta ai suoi effetti. Perché era l’anticipo di quel che si è palesato nel giro di poche settimane: prima l’annuncio della razionalizzazione delle risorse umane in ambito lavorativo con un taglio del 20% della forza lavoro a livello globale, poi l’annunciata intenzione di procedere con i licenziamenti Yahoo Italia pari al 90% del personale attualmente sotto contratto con Oath Italy Srl. Ben 19 lavoratori su 21 che, in attesa di un incontro con i sindacati, potrebbero essere costretti a raccogliere i propri effetti personali e lasciare il proprio posto di lavoro, la propria mansione e il proprio stipendio.

La mediazione dei sindacati

Dopo l’annuncio delle intenzioni di Oath Italy, i sindacati sono scesi in campo a difesa dei lavorati. Nelle scorse settimane ci sono stati alcuni incontri in cui non è stata trovata una soluzione soddisfacente, mentre oggi – mercoledì 15 aprile – è in programma un nuovo confronto. Questa la nota con cui Filcams CGIL, Fisascat Cisl e UILTuCS UIL hanno spiegato come tutta la vicenda sia molto complicata, con una matassa difficile da dirimere. Primi incontri con esiti deludenti: «Da una parte a causa di scarne risposte poco utili ad un reale confronto e ad esame congiunto come invece previsto dalla normativa vigente, dall’altra probabilmente a per via di una difficoltà di comprensione da parte delle risorse umane global di quali siano le regole che definiscono la gestione di una procedura di esuberi nel nostro Paese. Difatti, come spesso accade nel settore, non vi è una gestione diretta delle procedure nel Paese ma un accentramento di esse in una singola country a livello europeo con le conseguenti difficolta dovute a sistemi giuslavoristici estremamente differenti».