Libero sulla foto dei migranti morti nel Rio Grande: «Che papà è se fa crepare la figlia?»

27/06/2019 di Redazione

La foto era già abbastanza drammatica, senza bisogno di altre interpretazioni che non rendono giustizia a quelle vittime morte nel Rio Grande a causa di una logica che va contro qualsiasi umanità: chiudere i confini di un Paese moderno alle persone più povere e bisognose. Libero, tuttavia, ha aggiunto la sua dose quotidiana di sovrainterpretazione, scegliendo di titolare: «Che papà è se fa crepare la figlia?».

Libero e il titolo sulla foto dei migranti nel Rio Grande

Il titolo è all’articolo di Filippo Facci che afferma come quella foto sia stata interpretata in maniera univoca da tutte le testate internazionali, facendone il simbolo delle ingiustizie nei confronti del blocco all’immigrazione. Qualcuno ha additato Donald Trump come responsabile di ciò che è accaduto – perché, sostiene Facci, l’importante è sempre trovare un responsabile -, mentre invece la realtà dei fatti poteva essere diversa.

«Una possibile didascalia – scrive – paradossalmente potrebbe essere stata questa: “Nella foto (associated press), uno sconsiderato padre salvadoregno che ha trascinato la figlioletta a morte sicura illudendosi di poter attraversare, come se fosse un torrente, il quarto fiume dell’America Settentrionale, il Rio Grande”».

La responsabilità del padre secondo i titoli di Libero

Insomma, il riferimento sembra essere abbastanza chiaro e il messaggio che si vuole far passare è che, lungi dall’attribuire responsabilità alle istituzioni che hanno creato queste situazioni di disperazione, ciascuno è artefice del proprio destino e il padre poteva scegliere liberamente di non mettere in pericolo la vita della figlia e la sua.

L’articolo – tranne in quello specifico punto della didascalia possibile (accompagnata dall’avverbio ‘paradossalmente’, tra l’altro) – si mostra nel complesso misurato, permettendo all’autore di esporre il suo punto di vista, per quanto discutibile. Tuttavia, i titoli – che sono la vetrina del giornale, quelli che servono per vendere le copie – parlano chiaro. E la scelta fatta da Libero rientra ancora una volta in quella logica di metterci l’uno contro l’altro e di creare divisione. Usando parole forti per situazioni ancor più forti.

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