Il governo della Thailandia ha approvato una proposta di legge sulle unioni civili

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Se il parlamento dovesse approvare la legge, la Thailandia diventerebbe la seconda nazione in Asia a legalizzare le unioni civili.

In Thailandia, il governo ha appena approvato una una proposta di legge che, se confermata, renderebbe legali le unioni civili tra persone dello stesso sesso. 



Se il parlamento dovesse approvare ufficialmente la legge, la Thailandia diventerebbe la seconda nazione in Asia, dopo Taiwan, a riconoscere le unioni civili, in una delle mosse più liberali di un Paese storicamente conservatore ma celebrato per la sua tolleranza.

La proposta di legge prevede anche l’approvazione di adozioni, del diritto all’eredità e alla proprietà congiunta per le coppie dello stesso sesso ma stabilisce che una delle due parti in causa debba essere di nazionalità thailandese. 



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La Thailandia è vista da anni come un’oasi di tolleranza LGBT del sudest asiatico

«La legge per le unioni civili è un passo importante per la società thailandese, per la promozione delle pari opportunità e per supportare le coppie dello stesso sesso nel costruire una vita insieme», ha scritto la portavoce del governo Ratchada Thanadirek in un post su Facebook. 



Nonostante la società thailandese sia principalmente regolata da norme buddiste tradizionali, il regno ha la reputazione di essere aperto a cambiamenti e vanta una delle più grandi e attive comunità LGBT del continente. 

La proposta di legge era stata originariamente introdotta nel 2018 ma non era stata approvata in tempo prima delle elezioni della nuova legislatura. 

Lo scorso anno, Taiwan è diventato il primo Paese asiatico a legalizzare le unioni civili, mentre il Vietnam ha ufficialmente decriminalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso. 

Kittinan Daramadhaj, il presidente della Rainbow Sky Association della Thailanda ha detto in un’intervista a Reuters che la legge, se approvata «può sufficientemente alleviare i dolori e supportare i diritti umani della comunità LGBT» ma che di fatto non usa il termine “matrimonio”, che è legalmente definito come l’unione tra un uomo e una donna.