Come Salvini è passato dal definire Mattarella «complice e venduto» al scrivergli lettere

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Come si cambia...

«È un grande Presidente, un apostolo», diceva il geometra Luciano Calboni in uno dei film del celebre Fantozzi. Una captatio benevolentiae che, ancora al giorno d’oggi, è diventata un modo di dire comune per sottolineare una celebrazione nei confronti di un personaggio che, invece, non viene proprio stimato. Ovviamente questo non sembra essere il caso del leader della Lega che, da alcuni giorni a questa parte, invia (a mezzo stampa e social) messaggi di stima al Presidente della Repubblica. L’ultimo dei tanti la lettera Salvini a Mattarella sulla Scuola. Insomma, una stima inattaccabile, ma qualche anno fa non era proprio così.



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Partiamo dagli ultimi avvenimenti. Nei giorni scorsi Matteo Salvini ha ringraziato, più volte, pubblicamente il Presidente della Repubblica per la sua visita a Codogno, ma anche per gli inviti fatti al governo per una collaborazione tra maggioranza e opposizioni. Poi la lettera scritta oggi e rivolta a Sergio Mattarella in qualità di Capo dello Stato e anche di ex Ministro dell’Istruzione. Una missiva in cui si dice preoccupato per la situazione della Scuola e dell’Istruzione in Italia. Insomma, un attacco – con parole molto più morbide rispetto a quanto afferma tra social e comizi vari – a Lucia Azzolina (e al governo).



Lettera Salvini a Mattarella sulla situazione della Scuola

Tutto giusto, tutto legittimo. Soprattutto per quanto riguarda la conferma nella fiducia dell’operato del Presidente della Repubblica. Sta di fatto, però, che la lettera Salvini a Mattarella arrivi dopo anni bui in cui il leader della Lega non aveva lesinato critiche – sfociate anche in insulti – nei confronti del Capo dello Stato. Ecco un esempio che, quattro anni fa, fece molto scalpore.



Ma quattro anni fa, Salvini diceva parole diverse su Mattarella

Quindi, solo quattro anni fa, Mattarella veniva definito un «complice e venduto». Oggi diventa una persona stimata e stimabile per il suo ruolo e il suo equilibrio. E quelle parole del leader della Lega vennero ribadite anche successivamente quanto, rispondendo alle polemiche, rincarò la dose: «Il Presidente degli italiani, che tale non mi sembra – disse intervenendo alla Telefonata di Maurizio Belpietro –  prima di parlare di frontiere e confini aperti dovrebbe difendere la sua gente ed il lavoro della sua gente. Non mi riconosco in lui». Il tutto accompagnato da un appellativo rivolto al capo dello Stato: «chiacchierone». Ma, evidentemente, il tempo appiana i contrasti. Così come l’opportunismo politico.

(foto di copertina: da profili Facebook e Instagram di Matteo Salvini)