La lettera straziante della ragazza violentata in Circumvesuviana: «Il mio corpo divenuto scarto»

La ragazza che ha denunciato di essere stata stuprata da tre ragazzi lo scorso 5 marzo non riesce ad accettare di non essere creduta. La 24enne ha denunciato di essere stata vittima di violenza di gruppo in un ascensore della Circumvesuviana, ma due dei tre ragazzi sono già stati scarcerati, e non tra poche polemiche (il 4 aprile verrà scarcerato anche il terzo ragazzo). Ora lei ha diffuso tramite il suo legale Maurizio Capozzo una straziante lettera aperta a chi non le crede: «Il mio corpo diventato uno scarto».

La lettera straziante della ragazza violentata in Circumvesuviana: «Il mio corpo divenuto scarto»

«Mi sembrava di essere avvolta dalla nebbia mentre mi trascinavo su quella panchina dopo quelli che saranno stati 7 o 8 minuti». Con questa parole la ragazza 24enne descrive le sensazioni provate subito dopo lo stupro, in una lettera aperta il cui protagonista è proprio il suo corpo, diventato oggetto: «Mi sono seduta e non l’ho avvertito più (il suo corpo, ndr). Ho cominciato ad odiarlo e poi a provare una profonda compassione per il mio essere. Compassione che ancora oggi mi accompagna, unita ad una sensazione di rabbia impotente, unita al rammarico, allo sdegno, allo sporco, al rifiuto e poi all’accettazione di un corpo che fatico a riconoscere perché calpestato nella sua purezza» -scrive ancora nella lettera.

«Il mio corpo cosi sporco sede della mia anima»

Il ricordo della presunta violenza non la abbandona, ora unita anche allo sdegno di aver saputo che i suoi aggressori sono stati rimessi in libertà. «Bastano pochi minuti e ritorno col pensiero. Erano attimi di incapacità a reagire di fronte la brutalità e la supremazia di tre corpi. Erano attimi in cui la mente sembrava come incapace di comprendere, di totale perdizione dell’essere» continua la lettera, nella descrizione di quei terribili istanti. «E dopo che il corpo era diventato scarto e oggetto, ho provato una sorta di distacco da esso. Il mio corpo, sede della mia anima, così sporco».

«Donare se stessi e il proprio vissuto per gli altri è l’unico modo per accettare quanto successo»

Ora la giovane dovrà ricostruire la propria vita e reimbarcare ad amare quel corpo che ora rifiuta. Il futuro per lei ora è «una sorta di clessidra. Consumato il corpo e la mente dal tempo odierno ricerca una vita semplice». Ma da un esperienza cosi traumatica si può rinascere, e usare quel dolore: «Mi piacerebbe essere a capo di un’associazione che si occupa della prevenzione, della tutela e della salvaguardia delle donne, ragazze, bambine a rischio – scrive – perché donare se stessi e il proprio vissuto per gli altri è l’unico modo per accettarlo».

(Credits immagine di copertina: ANSA/CESARE ABBATE)

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