Se i giornalisti devono andare sul sito di un regime autoritario per sapere cosa succede in Francia

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Conferita in gran segreto, nemmeno in Italia si dà tanto spazio alla notizia, nonostante il caso Regeni

È successo qualche giorno fa. Il presidente egiziano al-Sisi si è recato all’Eliseo per ricevere la legion d’onore – uno dei massimi riconoscimenti della repubblica francese – direttamente da Emmanuel Macron. Su questo episodio, gravissimo nello scacchiere diplomatico internazionale, soprattutto all’indomani degli ultimi riscontri sul caso di Giulio Regeni, è calata una fitta cortina di silenzio. La legion d’onore al-Sisi è stata commentata così da Yann Barthes, il giornalista francese che ha fatto esplodere lo scandalo: «Per la prima volta, noi giornalisti siamo andati sul sito di un regime autoritario per capire quello che stava succedendo in Francia».



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Legion d’onore al-Sisi, il silenzio imbarazzante della stampa mondiale

È successo, infatti, che le immagini della cerimonia di conferimento dell’onorificenza siano state trasmesse sul portale ufficiale dello stato egiziano, sul quale – ovviamente – hanno avuto molto risalto. È motivo di grande prestigio, per al-Sisi, mostrarsi in patria come alleato del presidente francese Emmanuel Macron. Non si può dire che lo stesso prestigio sia riconosciuto al presidente francese che, proprio per questo, ha cercato di insabbiare la notizia. I media francesi, nella maggior parte dei casi, lo hanno seguito.



Ma è altrettanto imbarazzante – e lo si dice da un altro punto di osservazione – che la notizia sia stata relegata a pochi trafiletti nelle pagine interne dei giornali italiani. Soprattutto nel contesto che stiamo vivendo. La procura di Roma, appena ieri, ha indagato 4 ufficiali della sicurezza nazionale egiziana, con l’accusa di sequestro, tortura, omicidio di Giulio Regeni. Un’accusa che punta direttamente verso una conclusione: quello del ricercatore italiano fu un delitto di stato. Anche perché, quello stesso stato, semplicemente qualche giorno dopo ha deciso di mettere una pietra tombale su quello che stava accadendo, sostenendo che fosse impossibile che la NSA egiziana avesse agito in questo modo e che il regime di al-Sisi non fosse informato. Per non parlare, poi, del caso della carcerazione di Patrick Zaki che continuerà per altri 40 giorni: anche qui il nostro Paese è coinvolto, dal momento che lo studente ha svolto la sua attività di ricerca a Bologna e che il governo dovrebbe essere direttamente interessato nelle operazioni diplomatiche per la sua liberazione.

Legion d’onore al-Sisi: perché l’Italia sta zitta

Giulio Regeni e Patrick Zaki sono vittime di uno stesso stato, quindi, rappresentato da al-Sisi il quale, il 7 dicembre, ha ricevuto da un solido alleato europeo del nostro Paese una delle più alte onorificenze della repubblica. Una notizia del genere – che si configura apertamente come un tradimento del legame diplomatico tra Francia e Italia – dovrebbe occupare le prime pagine di tutti i quotidiani italiani. Dovrebbe dar vita a inchieste e domande, dovrebbe pretendere una presa di posizione da parte delle istituzioni del nostro Paese, dal ministro degli Esteri, al presidente del Consiglio, fino ad arrivare al Quirinale.

E invece tutto, drammaticamente, tace.