«I nostri non ne possono più»: il pressing dei leghisti su Salvini per rompere con il M5S

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Il crollo dei grillini in Sardegna rafforza i timori degli alleati

La nuova sconfitta del Movimento 5 Stelle alle Regionali in Sardegna e la crescita della Lega non è un segnale estremamente positivo per il partito di Matteo Salvini, che teme ora l’implosione degli alleati a livello nazionale e la fine dell’esperienza di governo. Il ministro dell’Interno teme che l’esecutivo Conte possa saltare, mentre una parte dello stato maggiore del Carroccio fa pressing su di lui per rompere il legame con i pentastellati e con il loro leader Luigi Di Maio e tornare di nuovo al voto. È quanto racconta oggi un retroscena pubblicato sul Messaggero e sul Mattino di Napoli (articolo di Alberto Gentili)  che evidenzia il rafforzamento dell’idea dei leghisti di costruire una maggioranza con Forza Italia e Fratelli d’Italia.



I leghisti fanno pressing su Salvini per rompere con Di Maio e il M5S

I timori di Salvini, si spiega sul Mattino, sono dovuti all’esigenza del Movimento 5 Stelle di reagire in qualche modo ai dati negativi che arrivano dalle urne. Una parte dei grillini potrebbe chiedere di far saltare il banco e dire addio al governo. Da un altro lato, invece, tra i pentastellati potrebbero prendere vigore le posizioni degli ortodossi. Il vicepremier leghista preferirebbe continuare l’esperienza cominciata a giugno scorso, ma continua anche il pressing nei suoi confronti. Nella Lega c’è chi considera pericoloso il cedimento su reddito di cittadinanza e Tav. «La nostra gente non ne può più di quei talebani, di quegli scappati di casa», è la dichiarazione di un esponente del Carroccio riportata. A manifestare un disappunto sarebbero anche i governatori di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia, dopo lo stop imposto dal M5S all’autonomia differenziata.

Il voto subito o nel 2020

Il rischio, si ragiona tra i leghisti, è che un altro anno di alleanza con il Movimento 5 Stelle possa trascinare anche il Carroccio giù nei consensi, dopo il boom di questi mesi. Questo perché, se non si torna alle elezioni politiche subito, con una rottura immediata, si finisce alla prossima primavera. Il voto in autunno, con la sessione di bilancio in corso, è quasi impossibile. Dunque, o si arriva al 2020 con i grillini o si può tentare una nuova maggioranza con Fi, Fdi e fuoriusciti dal M5S. Un’ipotesi, quest’ultima, che non sarebbe gradita a Salvini ma piace a molti parlamentari leghisti. Un bell’enigma.



(Foto di copertina da archivio Ansa: il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini. Credit immagine: ANSA / EMANUELE PENNACCHIO)