Le affinità e le divergenze tra l’Italicum di Renzi e il Democratellum del M5S

17/06/2014 di Andrea Mollica

Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio hanno offerto una collaborazione a Matteo Renzi sulla nuova legge elettorale. La base della discussione è il sistema proporzionale deciso dalla base degli iscritti al M5S sul sito di Beppe Grillo. Una proposta che ha però poche affinità e molte divergenze con l’Italicum approvato solo dalla Camera dei Deputati, ispirato ad un modello chiaramente maggioritario.

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LA LEGGE ELETTORALE DEL MOVIMENTO 5 STELLE – In questi mesi il dibattito sulle riforme istituzionali che hanno caratterizzato l’ascesa di Matteo Renzi alla guida prima del Partito Democratico e poi del governo del paese si sono concentrate sul superamento del bicameralismo e la trasformazione del Senato della Repubblica in Senato delle Autonomie. Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio hanno però offerto a Renzi di uscire dall’intesa con Silvio Berlusconi per discutere insieme di una nuova legge elettorale. La base della discussione proposta dai due fondatori del M5S è la proposta di legge depositata dal gruppo parlamentare pentastellato, composta dagli iscritti al blog di Beppe Grillo con una lunga serie di consultazioni online. Il sistema elettorale scelto dai 5 Stelle è un sistema proporzionale corretto da soglie di sbarramento non rigide. I seggi sono attribuiti in circoscrizioni pluriprovinciali, 42 in totale, dove esiste uno sbarramento “naturale” di circa il 5%. La soglia di ingresso è costruita tramite il metodo del divisore corretto, e la costituzione di circoscrizioni che assegnano un numero limitato di seggi. La ripartizione è la seguente. 1 seggio va alla Valle D’Aosta, 3 al Molise, 13 circoscrizioni hanno un numero di seggi compreso tra 5 e 9, 19 circoscrizioni assegnano un numero di seggi che va da 11 a 19, 6 circoscrizioni invece un numero di seggi da 21 a 24. Ci sono infine tre circoscrizioni metropolitane, equivalenti a Milano con la provincia di Monza e Brianza, Roma e Napoli, dove invece i seggi in palio sono tra i 32 ed i 42. Per evitare la creazione di liste lunghissime sono creati collegi plurinominali all’interno delle circoscrizioni metropolitane, con una pluralità di candidati pari alla frazione di seggi a disposizione.

IL MOVIMENTO 5 STELLE E LE PREFERENZE – I seggi conquistati dai vari partiti sono assegnati nelle circoscrizioni, e non in conseguenza del risultato nazionale. Grazie a questo meccanismo, e al metodo del divisore corretto, si creano soglie di sbarramento in una modalità non dissimile dal sistema spagnolo, che però a differenza della legge elettorale dei 5 Stelle premia maggiormente le grandi forze viste le circoscrizioni  più piccole, ed ha una soglia di sbarramento minima al 3%. Nel sistema pentastellato invece la soglia “naturale” è più alta del 5% nelle 33 circoscrizioni dove si assegna il 60% dei seggi, ed è inferiore nelle rimanenti. Come rimarcano gli estensori della legge, ciò favorisce le forze molte radicate su un territorio specifico, consente anche i piccoli partiti di essere rappresentati, per quanto in modo significativamente inferiore rispetto al loro consenso, e penalizza le forze che hanno consensi inferiori al 10%. Una significativa differenza con lo spagnolo è l’elezione dei parlamentari, che avviene tramite voto di preferenza. Il cittadino elettorale riceve due schede differenziate, una per il voto di lista, l’altra per indicare il proprio parlamentare, e può di conseguenza votare per un suo rappresentante alla Camera o al Senato (il sistema M5S vale per entrambe le Camere) diverso dal partito prescelto. Nelle circoscrizioni che assegnano più di 15 seggi la preferenza diventa doppia. Nel sistema di elezione dei parlamentari è prevista anche l’indicazione della preferenza negativa, ovvero l’elettore può annullare il nome di un candidato così penalizzandolo, visto che gli viene sottratto un voto. Anche il partito che l’ha presentato subisce una penalizzazione, con la sottrazione di un decimo di un voto. Le modalità di elezione dei parlamentari sono probabilmente l’elemento più distintivo della legge elettorale pentastellata, che più contrasta con la versione dell’Italicum approvata in prima lettura dalla Camera dei Deputati.

 

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LA LEGGE ELETTORALE ITALICUM DI RENZI – L’Italicum vale invece solo per la Camera dei Deputati, visto che le eventuali elezioni del Senato, se non verrà trasformato in Senato delle Autonomie, saranno disciplinate dal Porcellum trasformato dalla Consulta in un proporzionale con soglia di sbarramento al 3% per le liste coalizzate, 8% per i partiti non coalizzati e 20% per le coalizioni su base regionale. L’Italicum è un sistema elettorale proporzionale, che però prevede l’assegnazione di consistenti premi di primo e secondo turno, capaci di garantire una maggioranza al partito o alla coalizione che arriva davanti a tutti. Il partito o la coalizione che al primo turno supera il 37% può ottenere fino ad un massimo di 340 seggi. Il bonus dei seggi non può superare il 15% rispetto al risultato ottenuto con il voto, una norma ispirata alla sentenza della Corte Costituzionale che aveva bocciato il Porcellum perchè non era stato posto un limite al premio di maggioranza. Se nessuno supera questa soglia, si val ballottaggio, e il vincitore del secondo turno ottiene 321 seggi, 5 seggi in più rispetto alla maggioranza assoluta della Camera. I seggi sono distribuiti a livello nazionale, e vengono suddivisi nei 120 collegi plurinominali in cui è suddivisa l’Italia. Le liste sono bloccate, ovvero i parlamentari sono eletti in base all’ordine di presentazione, ma gli elettori possono conoscerli visto che sono pochi (da un minimo di tre ad un massimo di sei) e stampati sulla scheda. Esiste la possibilità di candidature multiple fino ad un massimo di otto collegi. Le soglie di sbarramento per l’ingresso in Parlamento sono tre. La più bassa, al 4,5%, vale per i partiti coalizzati, mentre una coalizione accede al riparto dei seggi se supera il 12%. I partiti che scelgono invece di non coalizzarsi possono entrare in Parlamento solo ottenendo l’8% delle preferenze complessive.

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AFFINITÀ E DIVERGENZE TRA PENTASTELLUM , ITALICUM E CONSULTELLUM – Se la legislatura si interrompesse la legge elettorale che disciplinerebbe il rinnovo del Parlamento sarebbe il cosiddetto Consultellum, un proporzionale con preferenza. Per la Camera dei Deputati le soglie di sbarramento sarebbero due: al 4% per i partiti non coalizzati, al 2% invece per le liste coalizzate, mentre le coalizioni devono ottenere il 10%, anche se ovviamente la creazione di coalizioni non servirebbe più per ottenere il premio di maggioranza bocciato dalla Corte, ma solo per far passare liste con consensi inferiori al 4%. Il sistema elettorale dei 5 Stelle è un proporzionale simile alla legge attualmente in vigore, anche se presenta meccanismi distorsivi, come la ripartizione dei seggi a livello circoscrizionale, che favoriscono le forze maggiori. Le differenze maggiori tra la legge elettorale del M5S, Democratellum come è stato ribattezzata da loro, e l’Italicum riguardano il premio di maggioranza, e la conseguente presenza di coalizioni, e le modalità di elezione dei parlamentari. Da una parte le liste bloccate, per quanto significativamente accorciate rispetto a quelle talvolta infinite del Porcellum, dall’altra l’indicazione del deputato o del senatore via preferenza, con la possibilità di slegarla dal voto di lista e l’introduzione di quella negativa. L’Italicum è la traduzione di quella che Matteo Renzi indicava come legge elettorale dei sindaci per il Parlamento. Si tratta di un ispirato ad un principio maggioritario, creando un unico collegio dove esiste un vincitore che conquista la maggioranza dei seggi. Questa differenza è probabilmente la più marcata con il sistema elettorale dei 5 Stelle, che è un proporzionale che premia i grandi partiti più del cosiddetto Consultellum, ma che non assicura la creazione di una maggioranza politica chiara ed indicata dai cittadini. I Stelle, nel preambolo della legge elettorale, attaccano in modo oltremodo netto il premio di maggioranza.

Una mera governabilità perseguita attraverso l’attribuzione di un premio di maggioranza si pone in contrapposizione rispetto a un genuino concetto di democrazia rappresentativa. Attraverso il premio, le elezioni parlamentari sono completamente sradicate dal loro rapporto con gli elettori e le comunità territoriali. Per questo motivo si ritiene che l’adozione di una siffatta soluzione sia da escludere in partenza. Il meccanismo del premio, specie laddove questo sia molto consistente, produce un risultato antidemocratico e autoritario, conducendo a una fittizia governabilità totalmente artificiale e quindi, paradossalmente, instabile e precaria

Il vero nodo della trattativa eventuale tra PD e M5s è il premio di maggioranza, ed appare difficile che un leader come Matteo Renzi possa rinunciare ad una norma che traduce la vocazione maggioritaria che ha così bene incarnato finora.

Photocredit: LaPresse/Roberto Monaldo, Roberto Monaldo / LaPresse, Roberto Monaldo / LaPresse,  Fabio Cimaglia / LaPresse, LaPresse/Roberto Monaldo, LaPresse/Roberto Monaldo

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