L’articolo di Repubblica sugli opposti estremismi che ha fatto indignare i social

Categorie: Rassegna stampa

In un breve editoriale, Federico Rampini paragona la violenza odierna negli Usa a quelli degli anni '60 e critica i sostenitori del "Black Lives Matter"

Mentre gli Usa sono scossi ancora da violenti scontri dopo l’ennesima, e insensata, aggressione della polizia ai danni di un afroamericano  anche in Italia cresce il dibattito su quello che si annuncia uno dei temi più caldi della  prossima campagna elettorale americana. Ma è l’articolo di Federico Rampini, corrispondente dagli Usa ed editorialista di Repubblica, a fare discutere (e non poco) l’opinione pubblica di sinistra e di centrosinistra. Nel parlare delle violente proteste seguite alle violenze della polizia, Rampini usa infatti il termine “opposti estremismi”: accostando di fatto le aggressioni subite negli ultimi mesi dagli afroamericani (a partire da George Floyd) e la violenta reazione che ne è seguita. Un paragone che ha fatto storcere il naso a molti e che è sembrato assai poco centrato nel contesto.



Secondo l’analisi di Rampini se da una parte ci sono gli«“ultrà” di Black Lives Matter che teorizzano la legittimità della violenza per ribellarsi a un ordine ingiusto: proprio come fecero Malcolm X e le Black Panthers negli anni Sessanta, quando spaccarono l’unità della battaglia per i diritti civili guidata da Martin Luther King», dall’altra c’è anche un «un ceto medio progressista spaventato da questo caos. C’è una piccola borghesia nera i cui negozi vengono svuotati da bande di predoni, nei quartieri dove le gang organizzate riempiono i vuoti lasciati dalla polizia in ritirata». Fattori che potrebbero impedire la corsa di Biden alla Casa Bianca per l’editorialista di Repubblica, così come la posizione di molti sindaci di sinistra come Bill De Blasio, che parteggiano per devolvere meno soldi alla polizia. Una tesi che accomuna di fatto vittime e carnefici, oppressi ed oppressori, che ha scatenato letteralmente i commentatori sui social network.



In molti rimproverano a Rampini di dimenticare il contesto e di schierarsi apertamente con la linea portata avanti da Donald Trump.

Una dinamica di violenze e una contrapposizione frontale, alimentata indirettamente secondo Rampini, anche grazie all’ausilio dell’immancabile star system hollywoodiano (o radical chic) che supporta il movimento del “Black Lives Matter”: «il Black Lives Matter sia diventata un dogma di fede grazie all’adesione di tutto il mondo glamour: le celebrity di Hollywood, i campioni milionari dello sport». Sfuggono dall’analisi i dati sulle violenze a cui sono sottoposti bianchi e neri, e quelli sulla povertà negli USA, fanno notare ancora alcuni lettori in una polemica che, al momento, non sembra accennare a smorzarsi.