Landini sulla convocazione di Salvini ai sindacati: «Ma quanti esecutivi esistono?»

Pensavo fosse un esecutivo, invece era un calesse. La convocazione fatta direttamente dal Viminale (e non in rappresentanza del governo, ma come fosse una sorta di manifesto politico di una delle forze di maggioranza) alle parti sociali è diventato un vero e proprio caso istituzionale. Matteo Salvini (e la sua squadra del Carroccio), lunedì pomeriggio, ha ricevuto i sindacati tra le mura del palazzo del ministero degli Interni dopo averli invitati attraverso una lettera intestata ‘Viminale’. Una mossa che non è piaciuta a Giuseppe Conte – mentre il Movimento 5 Stelle se l’è presa con in sindacati stessi e non con i loro soci di maggioranza – e che ha lasciato perplesso anche il segretario della Cgil Maurizio Landini.

Intervistato dal quotidiano La Stampa, ha spiegato di essersi ritrovato «di fronte a un vicepremier che aveva con sé solo rappresentati di governo del suo partito». E se questo non basta, c’era anche «una persona che non fa più parte del governo», facendo riferimento (neanche tanto velato) alla presenza dell’ex sottosegretario Armando Siri indagato per corruzione, ma vera mente delle idee di rilancio economico targate Lega per il prossimo futuro.

Landini: «Ma quanti esecutivi di sono?»

Una convocazione al Viminale, su carta intestata, che si è rivelata una campagna elettorale leghista per presentare alle parti sociali i loro piani economici del futuro. Il tutto lontano dagli occhi indiscreti degli alleati del Movimento 5 Stelle. Landini ha spiegato che tutti i sindacati pensavano di ritrovarsi ospiti di un tavolo di confronto governativo e non partitico, sottolineando il fatto che – come fatto ieri da Giuseppe Conte – Matteo Salvini si sia sovrapposto al lavoro dell’Esecutivo.

La trave e la pagliuzza

Governo, quale? La domanda sorge spontanea, dato che la mossa di Salvini ha segnato un netto tracciato di distanza con la convocazione dei sindacati per presentare Flat Tax e altro alle parti sociali. Lo stesso Landini si stupisce del fatto che Di Maio abbia accusato proprio loro di aver delegittimato l’Esecutivo partecipando a una riunione di partito (perché di questo si tratta). Il leader pentastellato, però, non se l’è presa per la mossa del Carroccio (neanche di aver fatto presentare il tutto all’indagato Armando Siri). La pagliuzza e la trave: mentre il M5S attacca i sindacati, infatti, la Lega ha presi poltrona a Palazzo Chigi. Forse non se ne sono accorti, o forse è meglio negarlo.

(foto di copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI)

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