La vita di Adele: Il film con dieci minuti di sesso lesbo

La vita di Adele” è un film francese che parla della vita tumultuosa di una coppie lesbica, ha vinto la Palma d’oro al Festival di Cannes nel 2013 e per le protagoniste del film il processo artistico è stato orribile. Le attrici Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos hanno raccontato al Daily Beast la loro esperienza con il regista Abdellatif Kechiche.

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LA VITA DI ADELE E LA VERGOGNA DELLE ATTRICI –  «In Francia non è come negli Stati Uniti», ha detto la Seydoux, «il regista ha tutto il potere. Quando reciti in un film in Francia e firmi il contratto, devi dare tutta te stessa, da un certo punto di vista sei in trappola». “La via di Adele” racconta la storia di Emma e Adele, due ragazze che intraprendono una relazione lesbica appassionata e logorante. Il film è tratto da una graphic novel del 2010 di Julie Maroh ed è stato presentato a Cannes con molto clamore, dovuto in parte a una scena di sesso di 10 minuti, per girare la quale ci sono voluti 10 giorni e le attrici hanno dovuto indossare delle protesi. Adèle Exarchopoulos ha detto al Daily Beast di essersi sentita in imbarazzo e di aver provato vergogna dicendo anche «io non ho familiarità con il sesso lesbico»

IL CARATTERE DIFFICILE DEL REGISTA – Durante i 5 mesi di riprese del film, stando a quanto si dice, il regista Abdellatif Kechiche avrebbe urlato ripetutamente nei confronti delle attrici, chiedendo continuamente loro di rifare le scene: in una di queste fece colpire ripetutamente la Exarchopoulos dalla Sedoux. Entrambe non hanno più intenzione di lavorare con lui. «É un genio, ma è tormentato», ha detto la Exarchopoulos al Daily Beast, che ha aggiunto: «Abbiamo voluto dare tutto, ma a volte dietro c’era una sorta di manipolazione che era difficile da gestire. É stata comunque una buona esperienza di apprendimento come attrice»

UNA SCENA BRUTALE –  Dalla sua, Kechiche ha detto che per raccontare una storia d’amore c’è bisogno di poter lavorare con due attori al massimo delle loro possibilità, il suo obiettivo finale è quello di trasmettere immagini naturale e quanto più vicine alla realtà, Per quanto riguarda la scena di sesso, ha detto di averla girata cercando di cogliere i momenti più belli. L’autrice della graphic novel Julie Maroh Julie Maroh però non ha visto molta bellezza in quella scena: in un post di maggio sul suo blog, ha criticato l’approccio del regista al sesso, definendo la scena d’amore saffico come «una scena brutale e chirurgica, esuberante e fredda del cosiddetto sesso lesbico che si è trasformata in porno e fa stare male».

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