La storia del titolo “frainteso” del Corriere su Ceuta e i migranti respinti

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Nell'intestazione dell'articolo si fa una domanda: "Perché l'Italia non fa altrettanto?". Non si tratta di una posizione polemica, ma della spiegazione dei motivi che differenziano il nostro Paese dalla Spagna

Istruzioni per la fruizione di un giornale online: leggere un titolo, cliccare e leggere il contenuto nella sua interezza. Altrimenti si rischia di fare la fine del Corriere della Sera, criticato per un pezzo – rilanciato anche sui social – in cui si parla della situazione migranti a Ceuta (territorio spagnolo di frontiera, posto sulla sponda nordafricana del Mediterraneo) e del perché il governo iberico possa respingerli. A scatenare le proteste non è tanto il tema, ma la domanda posta a corredo dell’intestazione: “Perché l’Italia non fa altrettanto?“. In molti – probabilmente senza leggere il contenuto e fermandosi al titolo Corriere su migranti Ceuta – hanno pensato a un ammiccamento nei confronti di chi si oppone all’accoglienza. Ma, ovviamente, non è così.



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Partiamo dal titolo che, forse, sembra voler essere polemico. Probabilmente si poteva trovare una formula più efficace per riassumere il contenuto dell’intero articolo, ma – ripetiamo – sarebbe bastato leggere il pezzo per intero e capire il tema reale affrontato dal giornalista nella sua scheda di confronto tra la situazione spagnola e quella italiana.



La Spagna respinge metà dei migranti: perché l’Italia non può fare altrettanto?“, si legge nel titolo Corriere su migranti Ceuta. Con una lettura superficiale e parziale (anzi, decisamente decontestualizzata) in molti hanno protestato nei confronti del quotidiano. Lo notiamo dai commenti, ma anche dei retweet con commento: «E perché il Corriere non può fare il giornale serio?», «Cosa sta accadendo al Corriere?», «Fermi tutti, ma è davvero il Corriere??». Ma anche quelli che fraintendono quel che vogliono fraintendere: «A me sembra evidente», «Il Corriere sarebbe in prima linea a tacciare di xenofobia chiunque provasse solo a pensare di agire come la Spagna».

Titolo Corriere su migranti Ceuta, storia di una domanda fraintesa

Si tratta di posizioni prese da chi, evidentemente, non si è preso cinque minuti per aprire l’articolo e leggerlo fino in fondo, preferendo protestare o scrivere il proprio parere sui social senza sapere il tema alla base di quel pezzo. Innanzitutto, basta accedere all’articolo, si può notare che non si tratta di un’opinione ma di una scheda. Inoltre non si dà alcun parere su ciò che sta accadendo, ma si mettono in fila i differenti storici accordi che “permettono” alla Spagna di poter respingere i migranti.

Innanzitutto si fa una distinzione fondamentale: Ceuta è sì un territorio spagnolo, ma non si trova sulla penisola iberica. Si tratta di una lingua di terra sulle coste nordafricane del Mediterraneo. I “respingimenti”, dunque, avvengono via terra e non via mare. Già questa dinamica rende la situazione differente rispetto all’Italia. Inoltre, nello stesso articolo si parla dell’accordo che Madrid ha stipulato con Rabat nel lontano 1992 (anche con una sentenza). Arriviamo alla risposta alla domanda fraintesa nel titolo del Corriere della Sera: “Perché l’Italia non fa altrettanto”.

E il Corriere spiega bene le differenze tra il nostro Paese e la Spagna, partendo dall’accordo bilaterale con la Tunisia: “Grazie ad appositi voli settimanali nel 2019 sono stati riportati indietro poco più di 7.000 migranti (fonte Viminale) ma causa Covid e annesse norme sanitarie nel 2020 questa cifra si è quasi dimezzata, a 3.600”. Poi si analizza il caso Libia, anche qui con la citazione dello status quo: “Ancor più complicato il nodo della Libia, altro punto di partenza di barchini e gommoni diretti in Italia. Roma non ha nessun accordo specifico con Tripoli anche perché la Ue considera porti non sicuri quelli libici, dove ai migranti non viene garantito adeguato trattamento umanitario.Qualsiasi respingimento verso la Libia è dunque considerato illegittimo e anche la Corte dei diritti dell’uomo ha già condannato l’Italia per un episodio risalente al 2009”. La domanda, dunque, prevedeva delle risposte logiche e concrete. Bastava non fermarsi al titolo.