La «grande famiglia» di Francantonio Genovese

In Sicilia era soprannominato come «mister 20mila preferenze», dopo il record assoluto ottenuto alle ultime primarie per i parlamentari (19.590 per l’esattezza, su 24 mila disponibili). L’ex sindaco di Messina Francantonio Genovese, deputato del Partito democratico e già finito coinvolto nello scandalo della formazione professionale, rischia adesso di finire in carcere. Il gip del Tribunale di Messina ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare per il parlamentare. Il ras delle preferenze a Messina è accusato di associazione per delinquere, peculato, truffa e falso in bilancio.

Sicilia arresti formazione

RISCHIO CARCERE PER FRANCANTONIO GENOVESE – Alla Camera è stata già depositata la richiesta di arresto per il deputato, dopo la firma del gip, in attesa della decisione sull’autorizzazione a procedere. Il provvedimento di custodia cautelare è già scattato invece per tre collaboratori di Genovese e un commercialista, accusati a loro volta di associazione a delinquere, peculato e frode fiscale. Sono Salvatore La Macchia, ex capo della segreteria tecnica dell’ex assessore regionale alla Formazione Mario Centorrino, Stefano Galletti, Roberto Giunta e Domenico Fazio. Già nei mesi passati la Procura di Messina aveva arrestato moglie e cognata di Genovese, in una prima tranche dell’inchiesta sullo scandalo della formazione in Sicilia. Adesso il gip ha firmato l’arresto per il politico, con un passato democristiano (è nipote dell’ex ministro Nino Gullotti) e già segretario regionale del Pd nell’isola. Secondo l’accusa, in cinque anni, con un sistema di enti e società tutti a lui riconducibili, avrebbe fagocitato sei milioni di euro di risorse pubbliche destinate alla formazione professionale.

LE ACCUSE – Per la procura peloritana, attraverso una serie di operazioni spregiudicate, Genovese aveva acquistato attraverso prestanomi undici enti di formazione, necessari per drenare i fondi pubblici. Non sola Lumen e Aram, gli enti che la Procura teneva sotto osservazione già dalla scorsa estate, quando in carcere era finite la corsorte Chiara Schirò e la cognata Elena (moglie del deputato regionale Pd Franco Rinaldi, anche lui indagato). L’indagine ha permesso di scoprire tutti gli istituti acquisiti dal deputato dem Genovese, non solo in territorio siciliano. Dall’Enfap all’Enaip, passando per Training service, L&C Training and consulting, Cesam. E anche Ecap, Cesofom, Apindustria Messina e Reti. Prima controllati da sindacati, erano passati sotto il controllo di Genovese, che avrebbe approfittato delle loro condizioni economiche complicate. Secondo i pm, Genovese ne avrebbe acquisito la proprietà nonostante vi fossero debiti da sostenere. Un’operazione considerata da subito sospetta, dato che le associazioni no-profit dovrebbero incassare esclusivamente denaro da destinare all’organizzazione dei corsi, senza ricavare guadagni. Sfuggiva quindi il senso dell’acquisto di enti in perdita. In realtà, secondo la ricostruzione dell’accusa, erano lo strumento per drenare quelle risorse statali e comunitarie che avrebbero assicurato a Genovese i sei milioni di euro contestati.  Tra il personale degli enti di formazione, pagati dalla Regione Sicilia, il politico aveva piazzato non soltanto i familiari, ma anche i parenti dei burocrati attraverso il quale gestiva il potere, oltre che i suoi collaboratori più fidati. Tutti lavoravano per Genovese: dai parenti alla consorte, passando per nipoti e fedelissimi. Secondo la procura, anche alcuni degli addetti alla sua segreteria politica sarebbero stati stipendiati dagli enti di formazione. Gli enti controllati da Genovese fornivano poi alle società controllati macchine, attrezzature, locali: tutto a prezzi eccessivi, gonfiati e fuori dal mercato. Attraverso una serie di consulenza fittizie, avveniva poi la rendicontazione necessaria per giustificare le spese.

CHI È FRANCANTONIO GENOVESE – Originario di Messina, il 43enne Francantonio Genovese da tempo è uno degli esponenti di spicco dei democratici in Sicilia. Prima aveva fatto parte della grande famiglia democristiana, passando dalla Dc al Cdu, fino al Ppi e alla Margherita. Dopo aver girato tutte o quasi le formazioni centriste, aveva aderito al Pd. È il primo parlamentare di questa legislatura per il quale è stato chiesto l’arresto. Avvocato, alle ultime primarie si era schierato con la corrente che fa capo al segretario del Partito democratico Matteo Renzi. Tra gli incarichi ricoperti in passato, anche quello di assessore all’agricoltura nella giunta provinciale di Messina (nel ’98), quello di deputato all’Ars (2001), fino all’elezione a sindaco di Messina nel 2005. Due anni dopo, sostenendo la corrente veltroniana, è stato eletto segretario in Sicilia dei democratici. Eletto in Parlamento già nel 2008, aveva fatto parte anche della commissione antimafia. Riconfermato alla Camera nella Legislatura del 2013, dopo le quasi 20 mila preferenze ottenute alle “parlamentarie” del Pd, fa adesso parte della Commissione Bilancio. Genovese è anche azionista e dirigente di una società di trasporto marittimo privato che opera nello Stretto di Messina, gestita dal gruppo dell’amico Franza, proprietario di alberghi e traghetti nella città siciliana.

Edit, ore 12: «Per comprensibili ragioni di opportunità, non disgiunte dall’alto senso di rispetto che ho sempre avuto nei confronti delle Istituzioni, dei Colleghi di Partito e dei Parlamentari tutti, anticipo la mia determinazione ad autosospendermi dal Partito Democratico e dal Gruppo Parlamentare», ha annunciato in una nota Francantonio Genovese.

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