Jyoti Singh Pandey: gli stupratori sul bus in India sono stati condannati

Una Corte speciale indiana ha riconosciuto oggi colpevoli quattro imputati nello stupro di un ‘branco’ il 16 dicembre 2012 ai danni di una giovane studentessa a New Delhi che mori’ due settimane dopo per le la gravita’ delle ferite riportate. Le motivazioni della sentenza del processo, durato sette mesi, saranno depositate in seguito.

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LA RAGAZZA STUPRATA SUL BUS  – Le motivazioni della sentenza del processo, durato sette mesi, saranno rese note domani alle 11 locali. I quattro imputati – Mukesh Singh, Vinay Sharma, Pawan Gupta e Akshay Thakur – si sono sempre dichiarati innocenti durante il processo, ma la loro condanna sarà all’ergastolo o alla pena di morte. Il 31 agosto scorso un quinto imputato, minore al momento dei fatti, e’ stato condannato a tre anni di riformatorio. Questa condanna a tre anni, pena massima prevista dalla legge in India per le persone di meno di 18 anni, ha suscitato molte polemiche e spinto settori sociali a chiedere una riduzione a 16 anni dell’eta’ minorile. Un sesto membro del ‘branco’, Ram Singh, considerato il ‘regista’ dell’assalto sessuale, si e’ apparentemente suicidato in carcere nel marzo scorso. Il 16 dicembre 2012 una studentessa di 23 anni, ribattezzata dai media Nirbhaya (Colei che non ha paura), accettò di salire su un autobus privato insieme al fidanzato per tornare a casa nel sud di New Delhi, ma fu brutalmente stuprata dalla banda di sei persone che si trovavano a bordo. Le violenze furono di una tale gravità, anche con l’uso di una sbarra di ferro, che la ragazza morì due settimane dopo in un ospedale di Singapore.

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LO STUPRO DI JYOTI – Jyoti Singh Pandey, la giovane studentessa di fisioterapia al centro del caso di violenze sessuali che ha sconvolto l’India, avrebbe cercato, – nonostante le sofferenze, incapace di parlare – di rivelare ad un giudice chi fossero almeno quattro dei sei aggressori. Nella lista Ram Singh (il presunto capo della banda e autista), Mukesh Singh (il fratello del conducente dell’autobus, che sostiene di essere stato torturato dalla polizia),Vinay e Akshay. Rivelazioni fatte a gesti, dato che la vittima non era in grado di scrivere. Prima di morire, quindi,  ”Damini” – così com’era stata ribattezzata la studentessa dai media – aveva risposto a diverse domande, confermando le ipotesi degli investigatori: nelle sue risposte coincidevano il colore del bus (“bianco”), il numero delle persone all’interno, il costo del biglietto (“20 rupie”, meno di 30 centesimi di euro), l’orario dell’incidente: informazioni precise, che hanno mostrato il coraggio della ragazza, decisa a collaborare, anche se stremata e in condizioni gravissime.

 

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