No, gli iRobot di Roomba normalmente non scattano fotografie (e se le scattano, te lo fanno sapere)

Categorie: Fact Checking

Ha fatto molto scalpore una storia raccontata dalla rivista del MIT che riguardava una serie di foto intime provenienti da un iRobot che sono state poi pubblicate sui social network

Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio ed evitare di diffondere false informazioni a partire da un titolo letto velocemente su un giornale. Stiamo parlando della questione dell’iRobot di Roomba, l’aspirapolvere autonomo che – partendo da una station – è in grado di pulire casa anche con un controllo remoto. Recentemente – dopo la pubblicazione, il 19 dicembre scorso, di un lungo approfondimento su Technology Review, la rivista del MIT – sono comparsi diversi articoli, anche in Italia, che parlavano di foto intime catturate dall’iRobot e poi diffuse in rete. La storia è vera, ma va contestualizzata. Proviamo a ripercorrerla e a fornirvi anche i dettagli che altre testate italiane, nella foga di dare la notizia e ottenere più click possibili attraverso un titolo ben costruito, non hanno fornito.



LEGGI ANCHE > Amazon compra iRobot per 1,7 miliardi di dollari 

iRobot di Roomba sotto accusa per le foto “catturate” in casa degli utenti: cosa c’è di vero?

Innanzitutto, la storia è partita da una segnalazione ricevuta dalla rivista del MIT: in redazione sono arrivate almeno 15 immagini che erano state presentate come catturate da un modello specifico di Roomba e che erano state successivamente condivise su Facebook. Tra queste immagini, anche quella di una donna sul water e di un minore chiaramente identificabile. Com’è potuto accadere? Bisogna subito chiarire una cosa: i dispositivi Roomba non hanno – di default – una fotocamera nascosta che scatta fotografie a nostra insaputa mentre il robot pulisce casa. Nel caso di specie, si trattava di un modello speciale, l’iRobot Roomba J7, che era stato ulteriormente potenziato con una fotocamera per una sperimentazione. Gli esemplari in circolazione sono pochissimi e le persone che ricevono questi esemplari firmano un accordo di riservatezza con l’azienda, in cui – tra le altre cose – affermano di essere consapevoli della possibilità che Roomba utilizzi dei dati personali che si possono evincere dalle immagini riprese.



A comunicare queste informazioni è stata la stessa azienda che, quindi, ha fornito anche altre indicazioni alla rivista del MIT. All’interno di questo programma di sperimentazione, gli utenti dotati di questo dispositivo vengono anche ricompensati dall’azienda che, inoltre, fornisce sul robot le indicazioni utili a capire quando è in corso una registrazione e che, nei termini e condizioni di utilizzo, ha spiegato di aver indicato di «rimuovere tutto ciò che si ritiene sensibile da qualsiasi spazio in cui opera il robot, compresi i bambini». Tuttavia, questi accordi di riservatezza e questi contratti con gli utenti non sono stati condivisi da iRobot con Technology Review.

La riflessione sull’intelligenza artificiale negli elettrodomestici

Dunque, da queste informazioni si capisce innanzitutto che non tutti i robot hanno delle telecamere: anzi, che la quasi totalità dei robot di questa marca in circolazione non hanno una telecamera installata. Quelle immagini arrivavano da una speciale sperimentazione e, in ogni caso, l’azione di condivisione non è stata automatica. L’azienda ha spiegato che le immagini catturate dalla telecamera erano state condivise con altre aziende che si occupano dello sviluppo dell’intelligenza artificiale. In questo caso, l’azienda in questione era Scale AI. Sono stati i dipendenti di questa azienda ad aver diffuso – secondo la versione ufficiale – le immagini su internet, in violazione aperta dei termini e delle condizioni del trattamento dei dati personali. Il rapporto di collaborazione tra iRobot e Scale AI, sostengono i vertici dell’azienda che produce aspirapolveri, si è interrotto in seguito a questa vicenda.



Ora, se è vero che questo episodio deve farci riflettere sull’applicazione dell’intelligenza artificiale a oggetti di uso comune nelle nostre abitazioni, è pur vero che non deve in alcun modo condizionare il giudizio degli utenti in merito al prodotto in sé. Molti titoli e molte informazioni circolate sui giornali italiani sono stati approssimativi e poco adatti a spiegare nei dettagli la vicenda.