I 623 milioni previsti dal governo per la strategia italiana di cybersicurezza

È stato presentato dal sottosegretario con delega alla sicurezza Franco Gabrielli e dal presidente dell'ACN Roberto Baldoni

26/05/2022 di Redazione

Continuano i movimenti sul fronte della nuova gestione della cybersicurezza (o, meglio, della sicurezza integrata) in Italia. Dopo lo start dell’Agenzia Nazionale della Cybersicurezza e dopo l’individuazione di un polo specifico per la lotta al cyber-crime che potesse essere staccato dai servizi interni ed esterni, collaborando tuttavia con loro, arriva anche il piano di investimento del governo. Un piano che prevede, al momento, lo stanziamento di 623 milioni di euro per mettere a regime, anche dal punto di vista economico, l’azione dell’organismo che ruota intorno alla gestione del direttore Roberto Baldoni.

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Investimenti in cybersicurezza in Italia, l’ammontare dello stanziamento del governo

Mario Draghi, ma anche il sottosegretario Franco Gabrielli e lo stesso direttore Baldoni: si sono presentati compatti alla presentazione del piano, quasi a voler lanciare un segnale di unità di intenti per quanto riguarda il settore della cybersicurezza in Italia, soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti. Di certo, il fatto che diversi apparati della pubblica amministrazione, alcuni portali istituzionali e alcuni servizi di base siano stati messi in crisi – in tempi recentissimi – da attacchi DDoS che, in teoria, sarebbero stati facilmente gestibili da una struttura organizzata, ha portato a una maggiore esposizione sui temi della cybersicurezza.

A cosa serviranno i 623 milioni di euro previsti? Sicuramente, al rafforzamento delle figure professionali. In Italia, al momento, mancano 100mila esperti del settore, figure che – attualmente – le università italiane non riescono a garantire, soprattutto per una scarsa risposta da parte dell’utenza. Un gap che diventa davvero incolmabile se si pensa al bassissimo numero di donne che attualmente sono impegnate in questo settore. «La  messa in sicurezza di infrastrutture, sistemi e informazioni dal punto di vista tecnico deve essere accompagnata da un progresso culturale ad ogni livello della società, verso un approccio “security-oriented”» – è stato detto al momento della presentazione del piano di investimento. Che coinvolgerà, a questo punto, anche sistemi di protezione che, nell’ottica di chi lo ha pensato, dovrebbero essere autoprodotti e autogestiti, cercando di appoggiarsi sempre meno a organizzazioni esterne, soprattutto al di fuori dell’Unione Europea. Inoltre il bacino economico a disposizione – che sarà destinato anche alla creazione di un Parco virtuale della Cybersicurezza (un incrocio di diverse figure che, attraverso un confronto, sono in grado di offrire soluzioni innovative) – dovrà consentire all’Italia di far fronte a vere e proprie campagne di attacchi hacker (al momento, questa ottica non è stata ancora sperimentata da vicino, nel periodo di guerra ibrida che stiamo vivendo, essendo gli attacchi hacker che si sono verificati delle iniziative singole) e dovrà permettere all’Agenzia nazionale della cybersicurezza di fungere da ponte con l’esecutivo per la gestione degli attacchi hacker stessi.

L’obiettivo, al momento, è ancora lontanissimo dall’essere raggiunto. Gli oltre 600 milioni rappresentano sicuramente un punto di partenza: ma la sensazione è che le sfide del futuro porteranno a richiedere ulteriori sforzi di investimento.

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