«I travel creators che copiano non andranno molto lontano»

Categorie: Social Network
Tag:

L'importanza della personalità nel lavoro di travel content creator. Un’intervista a Gabriella Korchmaros

Gabriella Korchmaros fa questo lavoro a tempo pieno, da circa un anno. Per adesso, vi si dedica anima e corpo. Iniziato come hobby da intervallare allo studio durante gli anni dell’università, è entrato poi prepotentemente nella sua vita come protagonista. Il progetto di @whereyouneedtobe_ unisce viaggio e fantasia.  



LEGGI ANCHE > Gabriella Korchmaros, quando la passione per i viaggi diventa un lavoro sui social

La fantasia unita al viaggio, l’intervista a Gabriella Korchmaros

«Quando studiavo era molto semplice gestire le due cose, perché non avevo orari e sceglievo io quando stare sui libri e quando dedicarmi ai social», mentre adesso è diventato più complicato. Gabriella nella sua vita “offline” è ingegnere. Vorrebbe dedicare parte del suo tempo proprio a questa carriera, ma non è ancora riuscita a trovare un’azienda che sia abbastanza flessibile da lasciarle il tempo per viaggiare.



Il COVID-19 in questi anni ha condizionato la carriera di molti travel creators, costretti a modificare le loro abitudini di lavoro o a creare contenuti nella propria madrepatria pur di non perdere un fatturato che, spesso, rappresentava l’unica fonde di reddito. Gabriella, alternando lo studio alla passione, è riuscita a non farsi travolgere. Anzi, il suo è stato un percorso inverso. Creare contenuti in Italia – in posti vicini e spesso (cattiva abitudine di noi abitanti del Bel Paese) ignorati per dare attenzione a luoghi lontani ed esotici – le ha invece riacceso la motivazione in quello che fa. 

Il lavoro dei travel creators sembra da privilegiati, se visto dal di fuori. La possibilità di viaggiare continuamente, senza limiti di orario e spesso con budget importanti, attira le invidie di molti. Ma, come spesso succede, soprattutto nel mondo apparentemente luccicante della comunicazione e dei social network, la realtà è ben diversa da come sembra.  



«Per noi [viaggiare] non è una vacanza – dice Gabriella, andando subito al sodo della questione -. Dormiamo poco, siamo sempre pieni di roba sulle spalle, visitiamo i luoghi velocemente, creiamo i contenuti, a volte non ci godiamo nemmeno il posto che raggiungiamo». Il tutto per creare prodotti digitali per il proprio pubblico: un lavoro vero e proprio, insomma, dislocato, lontano dall’ufficio, ma che è sua proiezione, riguardo a obiettivi e modi di produzione. Siamo molto lontani dal concetto di vacanza, meritato riposo dalla fatica quotidiana.  

«Il lato più oscuro dei social network è fare i conti con l’invidia e la cattiveria delle persone che non capiscono come funziona questo mondo» – prosegue Gabriella, raccontandoci come a tutto questo si aggiunge una forte pressione psicologica ed emotiva da parte di colleghi e community. Le pressioni spesso arrivano anche dalla famiglia, che non comprende (come molti) la natura di questo lavoro: «Prima mi sentivo sotto pressione, soprattutto da parte dei familiari e parenti, ora credo che si siano messi l’anima in pace» – confessa.  

I fattori determinanti che distinguono il lavoro di un travel creator

Uno dei fattori molto spesso da non sottovalutare è la componente economica che condiziona questo lavoro. Rispetto ai food creator, per esempio, i creatori del mondo del travel hanno delle evidenti spese che non si possono aggirare, nonostante negli ultimi anni sia in crescita la richiesta di contenuti a tema “viaggi low-cost”. Questo aspetto dà sicuramente un po’ di respiro ai viaggiatori professionisti. «I social ormai sono il primo canale con cui la gente si informa su come viaggiare cheap, i trucchetti sono all’ordine del giorno» – aggiunge. Il settore è infatti sempre più denso di professionisti, ma non saturo. Come ci spiega Gabriella, possiamo sicuramente affermare che la presenza di creators è cresciuta in maniera esponenziale (nonostante la frenata del COVID-19), ma il mercato non sembra risentirne. La personalità gioca un ruolo fondamentale nella competizione e anche la community di riferimento a cui si parla. Ogni creator ha un proprio pubblico, un target specifico, una “nicchia” di appartenenza, che fa sì che il settore travel sia vivace ma poco conflittuale.  

«Sicuramente quando vedi qualcuno che fa qualcosa di molto simile ti infastidisci, ma se non ci mettono la loro personalità, se copiano, non andranno molto lontano. Un video può andare virale, ma nessuno si ricorderà di te. Avrai un ritorno di breve durata» – ci spiega Gabriella. Non basta cavalcare l’onda del reel, insomma, bisogna metterci sé stessi.