Imen Jane non ha collaborato con Plastic Free quindi stop agli insulti per la onlus che pulisce spiagge

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Una conseguenza che definire spiacevole è poco quella che ha coinvolto Plastic Free, la onlus citata ieri nelle storie di Imen Jane in prossimità di quella della commessa

L’immenso potere dei social è andato decisamente fuori controllo nella storia di Imen Jane, Francesca Mapelli e la commessa di Palermo. Quella stories – seppure non compaia più sul profilo della fondatrice di Will Media, che l’ha cancellata – ha prodotto una serie di effetti a cascata che ancora la vedono protagonista nelle tendenze su Twitter. Il video – come era ovvio – è stato ripreso e commentato da molti attivisti e giornalisti sui loro profilo e la chiave è una sola: classismo.



Un effetto imprevedibile e assolutamente sgradito, però, l’ha subito una realtà che non c’entra nulla con l’influencer ma che ha avuto un colpo di sfortuna a livello di tempistiche. Oltre ad andare nel negozio di Palermo e a parlare col proprietario del lido dove è stato girato il video contestato, Imen Jane e Francesca Mapelli a Palermo hanno anche partecipato alla pulizia di una spiaggia organizzata dalla onlus Plastic Free Odv. I membri della onlus, visto l’accaduto, hanno dovuto chiedere al mondo social di smettere di insultare

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Plastic Free insultata per la storia di Imen Jane e la commessa di Palermo

Tra gli effetti solitamente buoni ma anche imprevedibili nelle conseguenze della popolarità di alcuni individui sui social c’è anche questo. Tra le storie di Imen Jane è ancora visibile l’esperienza fatta con Plastic Free e, stavolta, le conseguenze per la realtà menzionata non sono state buone. La onlus è stata associata a all’influencer – visto il tempismo sfavorevole – e ha cominciato a ricevere messaggi per chiedere chiarimenti che sono poi diventati insulti.

Non è bastata questa storia nella quale si afferma chiaramente che Imen Jane non è stata chiamata in qualità di influencer ma ha, di sua spontanea volontà, scelto di partecipare all’esperienza e di sponsorizzarla tramite i proprio canali social. Basta saper leggere l’italiano per comprendere che Imen Jane e Plastic Free non hanno nulla a che vedere e che la fondatrice di Will Media ha partecipato come una persona qualunque – una delle tante che poi hanno pubblicato l’esperienza tra le stories e sono state ricondivise sul profilo della onlus -.

Almeno leggiamo prima di insultare

Non è bastata chiarire che Imen Jane non è stata chiamata per perorare la causa e che quelle stories non erano concordate. Qualche ora dopo è comparsa sul profilo della realtà la storia che compare nel tweet all’inizio dell’articolo: «Continuano ad arrivarci messaggi di insulti, avete capito bene, insulti alla nostra realtà che sta salvando il pianeta perché un’influencer che non c’entra nulla con noi ci ha taggato. Ragazzi accendiamo il cervello. Tutti possono venire alle nostre raccolte, non possiamo impedire i tag, questo non significa che chiamiamo noi le persone».

Sono molte le persone (per fortuna) che sui social stanno appoggiando Plastic Free diffondendo il messaggio: insultare una realtà del genere senza conoscerla, senza essersi nemmeno presi la briga di andare a vedere le storie che chiariscono l’assenza di un legame tra la onlus e Imen Jane, non ha senso. Già di base la gogna sui social e i messaggi di insulto a raffica non portano a nulla, ancor meno se lo si fa totalmente privi di consapevolezza rispetto ai legami tra le persone e le storie.

Dopo aver cancellato la storia con Federica Mapelli, purtroppo, le conseguenze non sono di certo scomparse grazie al tasto delate e hanno coinvolto anche chi non c’entra nulla. A questo punto Imen Jane – che ha sicuramente a cuore la pulizia delle spiagge di Palermo e l’organizzazione che c’è dietro – dovrebbe intervenire e chiarire quanto accaduto per mettere fine agli insulti. Sempre che le persone, va ribadito, leggano prima di pigiare i pulsanti delle tastiere.