I vergognosi insulti social contro Niccolò Ghedini dopo la sua morte

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Assurdi commenti sono stati pubblicati, in particolar modo su Twitter, dopo la notizia del decesso del senatore e storico avvocato di Silvio Berlusconi

L’odio social non si ferma neanche di fronte alla morte. Quello che sta avvenendo in questo ore, con gli insulti contro Niccolò Ghedini, fa parte della tipica tendenza – molto in voga su Twitter – di dare libertà alle dita su una tastiera, andando a colpire una persona che non c’è più. Perché il senatore di Forza Italia e storico legale di Silvio Berlusconi, è deceduto mercoledì sera all’Ospedale San Raffaele, dopo aver combattuto per anni contro quella leucemia che lo ha debilitato fino alla morte.



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L’avvocato e parlamentare aveva 62 anni. Era un senatore della Repubblica e nelle intenzioni del suo partito – che era consapevole della sua malattia – c’era l’idea di ricandidarlo anche alle elezioni Politiche del prossimo 25 settembre. E la notizia della sua morte, comunicata via social proprio da Silvio Berlusconi, è arrivata proprio mentre i vertici di Forza Italia stavano raggiungendo Villa Certosa per un vertice sulle liste elettorali che dovranno essere presentate entro lunedì. Tutti in parlamentari “azzurri” erano a conoscenza dello stato di salute di Ghedini e di quella malattia, ma avevano deciso di tenere un profilo basso per difendere la sua privacy.



Insulti Ghedini, vergognosi commenti social dopo la morte

Poi la notizia della morte che ha provocato l’apertura delle gabbie dei leoni da tastiera. Per onore di cronaca, occorre sottolineare come gli insulti Ghedini siano arrivati da una ristrettissima minoranza di utenti social. Pochi, pochissimi. Ma pur sempre troppi. Questi, per esempio, sono due.



Due che fanno parte di una decina di tweet volgari contro un uomo morto. Pochi? Comunque troppi. Perché i social sono sempre più lo specchio della società e il livore con cui si danno in pasto alle piattaforme questi commenti non richiesti (che vanno oltre il principio costituzionalmente riconosciuto della libertà di espressione del pensiero) sono l’emblema di come l’odio sia un fenomeno difficile da cancellare.

(FOTO IPP/MARIO ROMANO)