In India sbarca il campionato di calcio targato Bollywood

31/01/2012 di Maghdi Abo Abia

A organizzarlo un gruppo specializzato in eventi

Riuscirà mai l’India ad appassionarsi al calcio? Se lo chiede Le Monde.

IL PROGETTO – Lo sport nazionale indiano per eccellenza è il cricket, con grande dispiacere del calcio che nel paese, grande bacino d’interesse soprattutto dal punto di vista del marketing. Ora a colmare questo vuoto ci sta provando la federazione indiana attraverso il coinvolgimento della Celebrity Management Group (CMG), agenzia che si occupa tra le altre di produzioni bollywoodiane -il cinema indiano-, con la nascita del campionato di calcio indiano, la Indian Premier League. Scordatevi un campionato come quelli che conosciamo noi. Le squadre partecipanti sono solo cinque, e questo torneo durerà solo sette settimane, a partire da febbraio. Protagonisti di questo esperimento alcune vecchie glorie del calcio europeo, le quali proveranno a svegliare un interesse mai del tutto concreto da parte degli indiani per questo sport.

IL MERCATO DELLE VACCHE – Curiosa l’assegnazione delle vecchie glorie. Quests sono state acquistate all’incanto, quasi fossero dei motorini rubati o delle mucche da latte Il prezzo più alto è stato pagato per Hernan Crespo, costato al Barasat 840.000 di dollari. A seguire Fabio Cannavaro, venduto al Siliguri per 830.000 euro e il francese Robert Pires, comprato dall’Howat per 800.000 euro. Non assegnato il nigeriano Jay-Jay Okocha. “Se vogliamo portare il calcio indiano a un livello superiore -ha detto Bhaswar Goswami, direttore generale della CMG- dobbiamo coinvolgere dei nomi conosciuti al grande pubblico. D’accordo, sarà difficile portare qui Leo Messi e Cristiano Ronaldo, ma si può cominciare con delle icone del calcio come lo sono questi ragazzi”.

IL FALLIMENTO DELLA NASL – Cerchiamo però di analizzare quali sono i problemi nascosti dietro questa operazione. Partiamo prima di tutto dalla formula del campionato. Secondo Michel Desbordes, professore di marketing sportivo presso l’ISC-Paris e l’Università Paris-Sud 11, questa formula è fin troppo simile a quella della North American Soccer League, NASL, il vecchio campionato di calcio americano nato nel 1968 e defunto nel 1984, ovvero si affida all’arrivo di grandi giocatori del passato senza che vi sia una programmazione, soprattutto finanziaria, delle squadre che così facendo “vivacchiano” finché il giocattolino non si rompe.

INDIANI ANTI-SPORTIVI – Un altro problema, non da poco, è rappresentato dall’indolenza degli indiani nei confronti dello sport. “Gli indiani non fanno sport, a parte cricket e hockey su prato -ha proseguito Desbordes- l’eccezione indiana conferma che quanto più un paese é ricco, tanto più investe nello sport, come dimostra l’esempio cinese”. Goswani risponde così: “E’ una falsità affermare che gli indiani non amino lo sport. Il campionato di calcio inglese è seguito nel paese da milioni di pesone, e durante l’ultimo derby di Calcutta 120.000 persone erano pronte a seguire l’evento”. Del resto i calcoli della CGM sono presto fatti: in un Paese con un miliardo di abitanti, anche una percentuale minima di sostenitori rappresenta una fonte sicura di profitto.

L’OPINIONE DI DHORASOO – Ricordate Vikash Dhorasoo, centrocampista francese di origine indiana con un passato nel Milan? Bene, neanche lui è troppo convinto dalla formula messa in piedi dalla CGM: “Si tratta di una mossa mirata al raggiungimento del profitto a breve termine. Questi signori ignorano che per fare un calciatore ci vogliono dai 10 ai 15 anni di lavoro duro, intenso, continuo. Il livello indiano è risibile, e non dimentichiamo la mancanza d’infrastrutture. La federazione dovrebbe investire le proprie risorse in un campionato serio, non in questa roba qui”.

PURA SPECULAZIONE – Negli ultimi 10 anni la Fifa ha investito nel Paese 12 milioni di dollari con il fine di aiutare la partenza di un campionato e il rafforzamento della Nazionale. L’India è al momento al 158esimo posto della classifica mondiale, tra Bangladesh e Madagascar. La Federazione soffre soprattutto la mancanza cronica di talenti. Negli ultimi 10 anni solo un giocatore totalmente indiano, Baichung Bhutia, è riuscito a trovare posto in una squadra europea. E’ stato ingaggiato dal Bury FC, squadra inglese di terza divisione, la nostra Lega Pro I. Certo non basta per risollevare le sorti calcistiche di un Paese come l’India un campionato che sembra più un teatrino che altro, come confermato da Dhorasoo: “Gli indiani non si fanno imbrogliare facilmente, e hanno capito che questo campionato non è altro che una speculazione finanziaria senza prospettiva”.

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