Immigrazione: la vera emergenza di cui Salvini non vi parlerà

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Non sono gli sbarchi, ma la mortalità nel Mediterraneo

Diminuiscono gli sbarchi ma, in proporzione, aumentano drammaticamente le morti nel “Mare Nostrum”. È questo il riassunto più efficace della situazione migratoria a poche settimane dalle elezioni che minacciano di cambiare radicalmente la fisionomia della UE. E la migrazione è senz’altro uno dei temi caldi di queste elezioni politiche. In Italia è una priorità montata ad arte dall’insediamento del governo gialloverde e dal primo giorno di Salvini al Viminale, anche se in realtà è tutto fuorché un’emergenza, da almeno due anni.



Come si evince dal grafico sopra, dopo il boom del 2016, il calo degli sbarchi è stato pressoché inarrestabile e già nel 2017 aveva fatto segnare un minimo storico. Frutto sicuramente degli accordi dell’ex titolare del Viminale Marco Minniti con i capo-tribù libici, contestati (a ragione) da giornalisti, attivisti e ONG, molto più che dalle sceneggiate in diretta social di Salvini. Se è esistita un’emergenza migranti nel 2018, è stata sicuramente quella per i diritti umani negati sistematicamente nelle prigioni libiche, non certo per la tanto temuta “invasione”, vero e proprio mito fondativo delle nuove destre.



Europa e migranti: non esiste alcuna “invasione”

Ma Salvini non è il solo in Europa a speculare sull’immigrazione, lo fanno in ordine sparso tutti i partiti di estrema destra che si avvicinano alla prossima tornata elettorale. La lotta all’immigrazione è sicuramente uno dei cavalli di battaglia di Viktor Orbán, l’uomo forte del cosiddetto gruppo di Visegrád e grande alleato del nostro ministro dell’Interno. Per difendersi dalla tanto temuta “invasione”, Orbán ha fatto costruire anche un muro nel confine sud, quello che divide l’Ungheria dalla Serbia. Peccato che, anche in questo caso, i numeri siano molto diversi dalla propaganda.



Come si evince facilmente dal grafico sopra, dopo il boom del 2015, legato alla risalita dei siriani lungo la cosiddetta “rotta balcanica”, il numero degli sbarchi sulle coste europee cala drasticamente. Anche questa volta è l’accordo tra Ue e Turchia (a sua volta molto controverso e contestato) a frenare il flusso lungo le coste del Vecchio Continente. Ma intanto Salvini e Orbán preferiscono farsi fotografare mentre scrutano le sacre frontiere.

Immigrazione: la vera emergenza è la mortalità nel Mediterraneo

Gli sbarchi sulle coste europee si confermano, secondo le stime Unhcr, irrisori anche per quanto riguarda i primi mesi del 2019. Sono 15.449 le persone arrivate finora in Europa, di cui oltre 11mila in Grecia e oltre 9mila in Spagna, mentre in Italia ci si attesta attorno su poco più di ottocento sbarchi. Tutto ok quindi? Non esattamente. Quando Salvini e le destre dicono che la politica di chiusura dei porti e l’interdizione del Mediterraneo alle ONG ha fatto diminuire i morti, non dicono una cosa pienamente corretta. Si parte di meno, ma al netto, le probabilità di morire in mare durante la traversata sono nettamente più alte rispetto agli anni dell’emergenza migratoria.

Come si  nota facilmente dal grafico sopra, chi parte verso le nostre coste ha oggi una probabilità di morire altissima rispetto all’anno precedente, un’evidenza che si registra per le sole rotte del Mediterraneo Centrale, dove il pericolo sale addirittura all’11,4% nel corso dei primi mesi del 2019. Ma in generale è un trend che si registra su tutto il Mediterraneo: se nel 2015 si registrava un morto ogni 269 arrivi lungo le rotte del “Mare Nostrum”, nel 2018 la percentuale è salita vertiginosamente a uno su 51.

E anche sul numero delle morti assolute ci sarebbe qualcosa di dire. Nel corso del 2018 sono stati 383 i morti su oltre 22.000 persone che hanno provato a raggiungere le coste italiane. Nel corso del 2019, a fronte di poco più di 2.200 persone che hanno provato la traversata, i morti sono stati già 257. Una proporzione pesante, che fa rabbrividire. Il frutto maturo delle sconsiderate campagne dei nostri governi volte a criminalizzare le ONG e scoraggiare indirettamente ogni attività di salvataggio in mare.

Numeri indegni per un paese europeo. Ma i morti in mare, si sa, sono spesso invisibili, inconciliabili con una propaganda che fa dell’immagine un vero e proprio altare. Mentre il rito per antonomasia, quello elettorale, è ormai sempre più vicino.