Ormai dovremmo esserci abituati e “vaccinati” alle speculazioni che i no vax stanno facendo da tempo su ogni singola notizia che viene pubblicata online. E quel che accade ai personaggi della musica, del cinema e dello spettacolo è diventato il classico specchietto per le allodole per scatenare le dita sulla tastiera e lanciare improperi che – spesso e volentieri – sono privi di riscontri reali. Ma l’importante, per loro, è lanciare il sasso. E così, da qualche ora, sui social la domanda su Gaetano Curreri vaccinato imperversa come un a storia ciclica e vergognosa che si ripropone.
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A dare l’ufficialità del malore del cantante degli Stadio è stata la band di cui Gaetano Curreri è leader: «Ciao a tutti, come sapete, Gaetano ha avuto un malore, in questo momento è in terapia intensiva ed è stabile. Domani appena avremo notizie più precise vi terremo informati su questa pagina. Grazie a tutti per l’ affetto». Per il momento non si hanno ulteriori informazioni e si parla di un ictus, come quello che lo colpì – in forma più leggera – nel 2003 mentre si trovava ad Acireale,o di infarto. Venerdì sera, poi, quell’incubo è tornato prepotente a stravolgere la vita del cantante, mentre si stava esibendo a San Benedetto del Tronto.
Purtroppo, come spesso accade, ecco che la vergogna no vax sui social emerge in tutta la sua prepotenza. Perché tra le migliaia di messaggi di affetto e speranza, c’è chi non vedeva l’ora di dar fiato alle proprie dita (ovviamente, come spesso capita, si tratta di profili social impersonali, con bandierine, proclami “patriottici” e foto del profilo con cani, gatti, personaggi dei cartoni animati).
Una vera e propria ossessione su Gaetano Curreri vaccinato. E questo è solo l’inizio. C’è anche chi sta aggiornando una lista (inesistente) sui malori e i decessi dei vip o personaggi famosi.
Ovviamente, come ben sappiamo, nessuno dei decessi e dei malori (alcuni addirittura inventati di sana pianta) hanno qualcosa a che vedere con il vaccino anti- Covid. Ma la narrazione no vax si basa su bufale ripetute e ricondivise, come se ripetere un concetto falso diventi verità. E se quella mostrata in precedenza è una “piccola” collezioni di orrori su Twitter, anche Facebook non è da meno. Soprattutto per quel che riguarda i complottisti scettici.
In quest’ultimo caso, per esempio, inventa citazioni carpite, probabilmente, tra le tante bufale che corrono e scorrono libere sui social e nelle chat Whatsapp (o Telegram).
In molti, quando denunciamo questi fenomeni (la scelta editoriale di oscurare i nomi va proprio in quella direzione, perché l’odio si combatte contrastando i concetti e non le singole persone, altrimenti ci si mette al loro stesso livello) si lamentano perché sarebbe proprio la stampa a dare un peso maggiore a questi “leoni da tastiera” rispetto all’esigua minoranza che rappresentano. Una posizione corretta, ma il ruolo dell’informazione deve essere anche quello di mettere in luce i lati negativi – in questo caso della rete – dei comportamenti dei cittadini. E denunciare tutto ciò ha un valore civico.
(Foto IPP/Andrea Oldani)