Il presidente della Crusca anticipa: «Decisione Accademia arriverà a breve, ma si dice ‘la Covid’»

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Questione su cui ci si stava iniziando a interrogare da qualche giorno

Claudio Marazzini è stato rieletto per la terza volta presidente dell’Accademia della Crusca: in questa circostanza ha rilasciato alcune dichiarazioni che anticipano una decisione dell’assise che custodisce e detta le leggi in tema di lingua italiana in merito alla parola Covid. Trattandosi di una malattia, infatti, dovrebbe essere declinata al femminile. Il Covid o la Covid? Gli accademici sembrano non avere dubbi e propendere per la seconda opzione.



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Il covid o la covid, l’Accademia della Crusca non sembra avere dubbi

«La Crusca – ha detto Marazzini all’Adnkronos – non si è pronunciata ufficialmente, anche se tra noi accademici ne abbiamo discusso. Non c’è dubbio, tuttavia, che quando ci si riferisce alla Covid in quanto tale, quindi, alla malattia, si debba declinare al femminile». L’unico dubbio potrebbe esserci se si dovesse far riferimento a Covid-19 come morbo e, allora, in quel caso occorrerebbe declinarlo al maschile, proprio come si è fatto fino a questo momento.



Il covid o la covid, la riflessione dietro la scelta

La ratio che sta dietro a questa discussione dell’Accademia della Crusca in merito al genere da attribuire alla parola Covid, in realtà, è stringente. Se, infatti, il coronavirus è, appunto, il virus responsabile di una sindrome respiratoria acuta, Covid-19 è il nome che l’Oms ha attribuito ufficialmente alla malattia. Dunque, la malattia è femminile e, quindi, dovrebbe essere declinata come la Covid.

Del resto, afferma il presidente dell’Accademia della Crusca, anche in Francia i linguisti hanno dato questa indicazione piuttosto esplicita. La direzione attuale sembra stravolgere completamente l’utilizzo del termine che si è fatto in quest’ultimo periodo. Nella lingua d’uso, quella impiegata dagli scienziati divulgatori televisivi e quella dei giornalisti che ne hanno riportato le indicazioni in questi ultimi tempi, era invalso l’uso maschile del termine Covid. Riuscirà, adesso, la declinazione accademica al femminile a prendere piede nell’opinione pubblica?