«I Rom non sono uguali a noi»: quell’applauso che segna la nostra sconfitta

Ci sono cambiamenti che annusiamo lentamente, che si sedimentano tra le pieghe del nostro vissuto e della nostra quotidianità. Altri che ci colpiscono immediatamente come uno schiaffo o un improvviso cambio di prospettiva. Nessuna delle due prospettive esclude l’altra, ma lo “schiaffo” che molti di noi hanno sentito ieri sera, rappresenta forse un punto di non ritorno. Lo scenario è quello di “Piazza Pulita”, trasmissione condotta su La7 da Corrado Formigli, i protagonisti due giovani di Casal Bruciato (quartiere della periferia romana) in cerca di un alloggio popolare.

Dopo Torre Maura anche in questo quartiere è stato teatro di una protesta che sa di disperazione e xenofobia e che è stata strumentalizzata, ancora una volta, dai militanti di Casa Pound. Il motivo della protesta? L’assegnazione di una casa popolare a una famiglia di etnia Rom. Nel frattempo quella stessa casa era stata occupata da Noemi con il suo compagno Simone e il suo bimbo, due giovani romani in evidenti condizioni di disagio. Lo scenario è quello di sempre, da manuale: la lotta fra poveri agitata e gonfiata dalle nuove destre. Quello che cambia però è il contesto, la reazione sociale e quella che in altri tempi si sarebbe chiamata “egemonia culturale”. Il lessico delle nuove destre diventa così “sentire comune” e ci proietta indietro verso gli anni più bui della nostra storia.

Intervistato da Formigli, il giovane occupante (Simone) snocciola pedissequamente tutti gli stereotipi della retorica salviniana e meloniana: prima gli italiani, prima i terremotati che vivono nei container e via dicendo. L’affermazione di un diritto passa così per la negazione di un diritto altrui. Incalzato dal conduttore sul fatto che i rom siano comunque cittadini italiani, il giovane è costretto ad ammettere che sì, sono effettivamente italiani, ma che comunque “non sono uguali a noi”. Un’affermazione che scatena gli applausi a scena aperta dello studio, un particolare che non lascia indifferente il conduttore che replica: «Questo applauso a me fa paura, quanto è pericolo alimentare questo tipo di opinione e di pensiero?».

Una domanda retorica che rivela tutta la nostra impotenza, perché quell’applauso, impensabile fino a qualche anno fa, segna una sconfitta epocale. Gli apprendisti stregoni hanno infine risvegliato i demoni, solleticato un inconscio che non ha mai fatto i conti con il rimosso e con il passato. Dove ci porterà è un’incognita che comincia a fare davvero paura.

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