«Per fare concorrenza al lavoro agricolo irregolare dobbiamo rendere conveniente regolarizzare»

Questo lo scopo di Humus Job, la piattaforma nata per favorire contratti etici e regolari in agricoltura

05/04/2021 di Ilaria Roncone

L’eticità e la regolarità del lavoro agricolo, oggi, passano anche attraverso la piattaforma di incrocio domanda/offerta Humus Job, che nasce in Piemonte poco meno di un anno fa e che si sta espandendo velocemente. A raccontarci questa storia è Claudio Naviglia, CEO del progetto: «Da quando abbiamo lanciato la piattaforma di incrocio domanda/offerta, lo scorso anno, hanno aderito anche una serie di aziende al di fuori del nostro territorio. Il bacino di utenza si è allargato in Lombardia, nelle Marche e in Toscana ma anche al sud, in Puglia e Calabria. L’appeal è forte soprattutto per le aziende della Puglia, dove ci sono parecchie realtà di agricoltura sociale con le quali stiamo dialogando per cercare di creare dei ponti».

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La lotta di Hums Job al caporalato e al lavoro agricolo irregolare

«L’obiettivo di Humus Job oggi è creare questa rete fatta di piccoli nodi con più aziende possibili che già lavorano con un certo tipo di ottica rispetto alla sostenibilità sociale così che possano condividere buone pratiche, mettere insieme le risorse e avere riconoscimento di un marchio etico del proprio lavoro. Si tratta di far sì che assumere bene diventi un valore che il consumatore possa riconoscere e quindi, a quel punto, attrarre tutte quelle aziende che non lo fanno o non riescono a farlo per questioni economiche, ma che se vedono un riconoscimento finale possono essere persuase. L’idea è partire da un meccanismo premiale: come il biologico costa di più perché ne riconosciamo il valore, anche riconoscere il lavoro etico può portare a buoni risultati: diventiamo concorrenti rispetto all’irregolarità, deve diventare conveniente essere regolari. Così chi continuerà ad essere irregolare, a quel punto, avrà meno ragioni».

«Il caporalato è ancora il fenomeno di punta di quello che è un’irregolarità diffusa. Le fondamenta del caporalato stanno proprio, da quello che abbiamo rilevato, anche in queste difficoltà di filiera. Tutta la filiera agricola va ripensata sia per le piccole imprese che per le grandi. Il nostro intento, con la piattaforma, è creare dei modelli alternativi e capire come questi modelli possano diventare – piano piano – imperanti. Come la sfida di trent’anni fa di chi ha fatto per primo il biologico, oggi può dire di essere il 20% del mercato, tra qualche anno vedremo se questa sensibilità sociale che oggi tutti ricercano – anche i grandi player finanzieri – potrà valere anche nell’agricoltura. In Italia c’è questo delirante fenomeno dell’irregolarità che deve essere contrastato dalle forze dell’ordine, dato che parliamo di illegalità allo stato puro, ma è fondamentale andare a lavorare anche sulle fondamenta economiche, sociali e culturali o la cosa si rigenererà e sarà sempre e comunque una lotta senza fine».

Come funziona Humus Job e quali sono i suoi valori

Due punti fondamentali sui quali si basa l’esperienza in Humus sono il contratto di rete e il protocollo di trasparenza che le aziende sono tenute a rispettare. «La nostra è una vera e propria rete di imprese – registrata alla Camera di Commercio – di cui le aziende possono entrare a fare parte registrandosi tramite la nostra piattaforma», ci ha spiegato Claudio, «e il contratto di rete è una formula molto interessante perché permette di comunicare con tutte le aziende che ne fanno parte e di essere connessi anche a livello pratico poiché si possono condividere anche risorse come i campi, i macchinari, i laboratori di trasformazione, la manodopera a livello territoriale. Abbiamo dei piccoli hub territoriali che crescono collaborando tra loro e sono connessi a livello nazionale tramite il nostro contratto di rete Humus. Con questo strumento si è indipendenti, perché si mantiene l’autonomia di impresa, ma al contempo si riesce a formare una vera e propria rete diventando più impattanti che se si lavorasse soli».

Per quanto riguarda il protocollo di trasparenza, invece, «si tratta di un protocollo che disciplina il lavoro sostenibile in agricoltura. Le aziende che entrano a far parte della rete devono sottoscriverlo, condividendo una serie di valori che sono anche molto fattivi e come il rispetto dei diritti dei lavoratori e del contratto nazionale, le norme sulla sicurezza e sulla partecipazione dei lavoratori. Inoltre imprenditori e lavoratori vengono formati per ridare dignità al lavoro agricolo, che sta alla base di tutto considerato che da questo dipende quello che arriva sulle nostre tavole».

(Foto copertina: Paolo Saglia)

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