Perché dopo l’emergenza coronavirus non saremo persone migliori lo spiega Francesco Guccini

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Secondo Guccini dopo l'emergenza coronavirus non saremo persone migliori perché l'uomo, per sua natura, è fatto per dimenticare le tragedie

Francesco Guccini, immenso cantautore italiano tra i più rappresentativi e popolari al mondo, non è molto ottimista sul d.C., il dopo coronavirus. Intervistato durante il programma radiofonico Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, l’artista modenese ha raccontato come sta vivendo questo periodo di isolamento sociale, ponendo anche l’accento su come – secondo lui – non saremo persone migliori una volta venuti fuori da questa situazione.



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«Gli uomini non imparano, dimenticano»

Queste le parole, che possono sembrare ciniche e disilluse. Parole che, a ben guardare, sono frutto di una vita incredibile che il prossimo 14 giugno spegnerà 80 candeline sulla torta. Le considerazioni di Guccini sul dopo sono piuttosto amare, certo, ma frutto dell’esperienza. Secondo lui «anche dopo l′11 settembre si diceva che sarebbe cambiato tutto ma non è cambiato nulla. Gli uomini non imparano. È nella natura umana il dimenticarsi presto delle tragedie passate per riprendere la vita di sempre». Il cantautore ha raccontato anche come trascorre le giornate da quando l’emergenza coronavirus è cominciata, sottolineando come non siano poi così diverse: «In questo periodo di isolamento forzato faccio quello che facevo prima, più o meno. Mi muovo poco, ascolto audiolibri, scrivo e guardo un po’ la tv. Non ascolto molta musica da anni, niente. Non suono neanche più la chitarra, credo di non esserne più capace, ammesso che lo fossi stato».



Una gara a chi tornerà per primo alla normalità

Secondo le parole di Guccini, quindi, il post coronavirus sarà una corsa a chi per primo riprenderà la vita di sempre. Una gara in cui vince chi dimentica. Se è vero che questa è la natura umana – guardando non solo alla crisi attuale ma anche a quelle dei decenni passati – è altrettanto vero che ci sono nuovi modi di vivere che dovremo adottare, situazioni che non potremo dimenticare, lavoratori da celebrare e morti da piangere. Ci sarà la gioia di chi si è salvato, il dolore di chi ha perso qualcuno. Una miriade di sentimenti, stati d’animo, conseguenze nella vita di tutti i giorni che per qualcuno – anche fosse una fetta di popolazione esigua –  resteranno indimenticabili, nel bene e nel male. Pensare che tutti cambino è utopia, credere che nessuno lo faccia – forse – eccessivo cinismo.

(Immagine copertina dal profilo Facebook di Francesco Guccini)